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Recovery Plan, Tria: “Finora solo elenco bisogni, mancano progetti e strumenti”

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Roma, 20 gen. (Labitalia) – “Ci devono essere, per essere finanziati, i progetti, che devono far parte di programmi. Il tutto costituire un piano. Questo piano dovrebbe dare un quadro di riferimento immediato a tutto il settore privato. Perchè senza gli investimenti privati il Recovery plan non sarà in grado di avere un effetto significativo sulla crescita dell’economia. E’ questo che manca, c’è ancora solo un elenco di bisogni, non un elenco di progetti. Si dice: ‘c’è questo problema, investiremo su questo’. Benissimo: ma quali sono progetti, qual’è il cronoprogramma, quali sono gli strumenti per attuare i progetti”. Così, intervistato da Adnkronos/Labitalia, l’economista Giovanni Tria, già ministro dell’Economia nel Conte 1, su quanto finora reso noto dal governo in merito al Recovery Plan.

E sul governo uscito ieri dalla fiducia di Palazzo Madama Tria sottolinea che “sta in piedi perchè Italia Viva glielo ha consentito, con la sua astensione. Altrimenti non avrebbe avuto la fiducia. Poi bisognerà vedere cosa accadrà più avanti. Questo sul piano parlamentare”.

“Per il resto -spiega Tria- credo che Italia Viva, con il discorso del senatore Renzi al momento dell’annuncio delle dimissioni delle ministre di Iv, avesse posto dei quesiti a cui non è stato dato risposta. Pose dei problemi di difesa delle istituzioni democratiche, dei problemi di metodo e dei problemi di merito riguardo il Recovery plan e alla conduzione dell’economia nel suo complesso. E io credo che avesse ragione. A tutto questo non è stato dato risposta”, aggiunge Tria.

E per l’economista “mi pare che ieri non sia risolto assolutamente nulla. Al di là della maggioranza o meno, non è stata data risposta alle questioni che sono state poste sul tappeto che io in gran parte condivido, come d’altronde sono stati condivisi da gran parte dei partiti”, conclude.

E Tria rimarca ancora che solo dopo le proteste del leader di Iv Matteo Renzi sul Recovery “in fretta e furia il Mef l’ha riscritto ma noi siamo a conoscenza di una descrizione ma non si conoscono i progetti ne tantomeno gli strumenti che verranno adottati per portare avanti i progetti”, sottolinea.

Di certo per il predecessore di Gualtieri alla guida del dicastero di via XX Settembre il “Recovery plan va costruito, in 7 mesi non è stato fatto, è stato cambiato e migliorato in una settimana sotto la pressione e la minaccia della crisi di governo. Ma è il metodo ‘bunker’ che non funziona, un bunker in cui Palazzo Chigi si è asserragliato, in cui non si ascolta nessuno. Quello che è uscito fuori era non leggibile dal punto di vista mio ma anche per tanti altri osservatori economisti”, continua.

Per Tria, un metodo quello seguito dal governo, che non va bene. “Finora il Recovery Fund -sottolinea- è stato elaborato in segreto nel chiuso del bunker e non in condivisione, come è stato chiesto e come io ho sostenuto, con l’opposizione dato che si tratta di un piano che dovrà essere portato avanti dai governi successivi, nella prossima legislatura”, spiega ancora.

E nè tantomeno, sottolinea l’ex-ministro, un ‘soccorso’ nella redazione del Piano potrà arrivare dai nuovi esponenti a sostegno del governo. “Non è che i senatori che si sono aggiunti ieri a sostenere il governo sono coloro che porteranno un aiuto nell’elaborazione del Recovery Plan. Ognuno può fare le scelte che meglio crede, ma di certo coloro che hanno deciso ieri di uscire da Forza Italia porteranno dei voti al governo per l’approvazione del Recovery, ma non di certo un contributo di idee o creativo nell’elaborarlo”, sottolinea.

Per Tria il ‘peccato originale’ dell’attuale governo sta nel fatto che “il Conte II si porta appresso la parte peggiore del Conte I e cioè l’incapacità di effettuare investimenti pubblici e programmarli, l’incapacità quindi di agire sulla spesa in conto capitale in base a progetti. Sono questioni che sono in ballo dai governi precedenti ma nessun passo in avanti c’è stato con il governo Conte II”, spiega.

“Gli investimenti pubblici in Italia -rimarca ancora Tria- non si stanno facendo. Una parte del Recovery verrà utilizzato per finanziare progetti già programmati. Ma perchè finora non sono stati portati avanti? Questa è la questione”.

E ancora, per Tria, sul “piano sanitario che non è ancora partito, se mancavano i fondi bisognava chiedere il Mes: se come si dice i fondi non mancavano, allora perchè non è partito”. “Queste sono le vere paralisi del governo. I senatori che andranno a sostenere la maggioranza consentiranno al governo, se vuole, di agire. ma il problema è che ci deve essere anche la capacità di agire non solo la possibilità”, conclude l’ex-ministro.

(di Fabio Paluccio)

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