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MANTOVA, Capitale Italiana della Cultura 2016

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Mantova, tre laghi e tre dinastie presentano un grande capolavoro rinascimentale

Un mondo fuori dal tempo. Un fiume, il Mincio, che qui si estende in tre romantici laghi, Superiore, di Mezzo ed Inferiore, e regala una città dalla singolare bellezza come Mantova, preziosa meraviglia rinascimentale della Lombardia.

Canossa, Bonacolsi e Gonzaga, le tre dinastie che guidarono il destino di Mantova e che lasciarono tracce indelebili e monumenti di inestimabile valore.

Una tappa consigliata per iniziare a scoprire Mantova è Piazza delle Erbe, su cui si presentano alcuni tra i più importanti edifici della città.

Uno di questi è sicuramente Palazzo del Podestà, detto anche “Palazzo del Broletto”.

Costruito nel 1227 come dimora amministrativa per la massima carica civica della città, da metà del 1400 venne sottoposto ad un’importante ristrutturazione a opera di Giovanni da Arezzo su incarico di Ludovico III Gonzaga. Oggi è sede del Municipio di Mantova ed è riconoscibile soprattutto per la statua di Virgilio posta sulla sua facciata.

Palazzo della Ragione, invece, fa parte di quel nucleo di edifici cittadini sorti in epoca medioevale. Chiamato anche Palatium Novum, come riportato da alcuni documenti dell’epoca, fu edificato nel 1250 per assolvere alle funzioni civili pubbliche e destinato ad accogliere le assemblee cittadine. Al di sotto della struttura vi erano le case/botteghe dei mercanti e dei commercianti.

Nel XV secolo vennero eretti i portici e nel 1472, al lato dell’edificio, fu innalzata la Torre dell’Orologio, realizzata su disegno di Luca Fancelli.

L’anno seguente la Torre fu arricchita da un pubblico orologio ideato dal matematico ed astrologo Bartolomeo Manfredi.

Un orologio astrologico, con fasi lunari, segni zodiacali, consigli legati alla vita quotidiana che segnava il sorgere ed il tramontare del sole e l’influenza degli astri in qualsiasi momento della giornata. Un oggetto unico, in cui scienza, astrologia e magia si fondevano insieme.

Oggi è possibile salire all’interno della torre fino ad arrivare alla stanza dove si può ancora ammirare il complesso meccanismo più volte restaurato. Dal 1997 Palazzo della Ragione è diventato una prestigiosa sede espositiva dei Musei Civici di Mantova, ospitando numerose ed importanti mostre d’arte organizzate dall’amministrazione comunale.

Anche la Rotonda di San Lorenzo o chiesa della “Rotonda”, così chiamata dai mantovani, si trova su Piazza delle Erbe.

Una struttura dalla forma molto particolare rappresenta questa chiesa, la più antica della città di Mantova, edificata nel XI secolo e dedicata a San Lorenzo.

La sua costruzione fu voluta da Matilde di Canossa, granduchessa di Toscana, in onore al Santo Sepolcro di Gerusalemme, di cui riprese le sembianze. L’interno della chiesa, in stile romanico, ha un grande impatto visivo e presenta un abside semicircolare che espone affreschi d’arte di scuola bizantina. La chiesa di San Lorenzo, chiusa nel 1579, venne coperta da edifici circostanti e fu in seguito riportata alla luce solo nel 1906.

Un altro luogo di notevole importanza è Piazza Sordello, cuore della Mantova antica e moderna. Anche qui si affacciano altrettanti monumenti significativi.

Primo fra tutti è sicuramente il Duomo, dedicato a San Pietro Apostolo.

Originariamente edificato in epoca paleocristiana e più volte rimaneggiato nel corso dei secoli, l’esterno del Duomo, nel 1545, fu completamente ristrutturato su progetto di Giulio Romano, che si ispirò alla Basilica di San Pietro a Roma.

L’attuale facciata, in marmo roseo e decorata da rosoni e pinacoli in tipico stile barocco, risale al 1755 ed è stata realizzata da Nicolò Baschiera, ma in origine l’esterno medievale presentava forme gotiche. Il campanile romanico-gotico, invece, è stato costruito sopra una più antica torre e conserva lo stile originario.

Nella cattedrale, e precisamente all’interno dell’altare maggiore, è custodito il corpo intatto di Sant’Anselmo, patrono della città e della diocesi, vissuto nel XI secolo, mentre tutto l’apparato scultoreo e pittorico che decora la cattedrale si presenta molto ricco, opera di diversi artisti tra cui l’Andreasino, Teodoro Ghisi, Domenico Fetti e Giambettino Cignaroli.

Incantevole e maestoso ecco il Palazzo Ducale, la Reggia dei Gonzaga.

Uno degli esempi architettonici più affascinanti di tutta l’Italia delle signorie. Il palazzo si estende su una vasta area di oltre 34.000 metri quadri compresa tra Piazza Sordello ed i laghi di Mezzo e Inferiore.

La splendida Reggia di Mantova non rappresenta un’unica struttura, bensì un complesso di palazzi, piazze interne, porticati, che testimonia in maniera perfetta gli stili architettonici tra il XIV e il XVIII secolo.

Costruito a più riprese mettendo insieme edifici di varie epoche, la reggia comprende più di cinquecento stanze, cortili e giardini e rappresenta una sintesi perfetta del Rinascimento italiano grazie ai capolavori e alle opere dei più importanti pittori di quel periodo che in esso sono preservati.

Fu edificato dalla famiglia Bonacolsi, primi signori della città nel XII secolo, ma con il matrimonio di Francesco Gonzaga ed Isabella d’Este, figlia dei duchi di Ferrara, diventò il magnifico custode d’arte che si può ammirare ancora oggi.

Il Museo di Palazzo Ducale presenta tutto lo splendore delle sue opere d’arte, degli arredi, dei gioielli, delle statue, dei suoi reperti romani, del vasellame e le ceramiche. Raffinate ricchezze di cui solo una piccola parte rimane ancora visibile nel palazzo.

Tra le poche opere sono incluse il dipinto di Domenico Morone raffigurante la cacciata dei Bonacolsi del 1494 ed il ciclo dei nove arazzi raffaelleschi con storie degli Atti degli Apostoli che decoravano la basilica palatina di Santa Barbara.

Dalle numerose camere, corridoi, scale, cortili che accompagnano la visita a Palazzo Ducale, si raggiunge il Castello di San Giorgio, diventato parte integrante della grande Reggia di Mantova.

Il castello di San Giorgio fu fatto realizzare dalla famiglia Gonzaga, appena preso possesso della città, con lo scopo sia difensivo che di ostentazione del potere economico e politico.

Costruito da Bartolino da Novara alla fine del Trecento quasi sulle rive del lago, proprio dove il Ponte San Giorgio divide il Lago di Mezzo dal Lago Inferiore, fu ristrutturato solo mezzo secolo dopo, perdendo la caratteristica struttura militare. Al suo interno sono conservate importanti testimonianze storiche ed artistiche della Mantova di un tempo.

Tra queste l’Appartamento dei Nani, la Galleria dei Mesi, e l’Appartamento Estivale che si affaccia su un cortile a giardini pensili. Ma la sala che riscuote maggiore successo artistico rimane la ben nota Camera Picta o Camera degli Sposi, opera di Andrea Mantegna che la realizzò dal 1465 al 1474 e situata negli appartamenti che furono di Isabella d’Este.

La stanza del piano nobile fu riadattata fino a diventare un vero e proprio capolavoro. L’affresco descrive un momento di vita quotidiana di incredibile naturalezza. Un’ eccellente abilità dell’artista che riuscì a trasformare un ambiente angusto e quadrato di 8 metri per 8 in una loggia aperta verso spazi infiniti.

Nelle stanze a seguire, la preziosa Collezione Freddi, parte del percorso del Castello, che riunisce quadri, manufatti e affreschi mantovani ritrovati dall’imprenditore Romano Freddi ed acquistati presso le più grandi case d’asta mondiali.

Un altro luogo di fondamentale importanza è la Basilica di Sant’Andrea.

La più grande chiesa di Mantova è anche una dei monumenti rinascimentali più importanti della città. La sua costruzione venne commissionata da Ludovico II di Gonzaga a Leon battista Alberti nel 1462, del quale si riconosce la splendida facciata del Quattrocento, mentre la cupola settecentesca è di Filippo Juvarra.

L’intero edificio, infatti, venne costruito in oltre tre secoli. L’interno, a croce latina, presenta uno spazio proporzionato e centrato in una sola navata, mentre nella prima cappella a sinistra si può notare la tomba del magnifico pittore Andrea Mantegna, morto a Mantova nel 1506.

Nella cripta, invece, è ospitata una teca che secondo i fedeli contiene i Sacri Vasi che conservano il sangue di Gesù, portati a Mantova dal centurione romano Longino che trafisse il costato di Gesù facendo uscire sangue misto ad acqua.

La storia narra che alcune di queste gocce, cadendo sui suoi occhi ormai ciechi, gli resero la vista e lo fecero convertire alla religione Cristiana. La reliquia, però, è visibile solo un giorno all’anno e precisamente il venerdì Santo dal mattino alla sera, quando viene portata in processione per le vie della città.

Un’ altra opera ideata da Leon Battista Alberti è il Tempio di San Sebastiano.

La costruzione fu iniziata circa nel 1460 e, come la maggior parte dei progetti dell’artista, venne completata da Luca Fancelli.

Un edificio solenne e austero diviso su due piani, con quello inferiore seminterrato, che ricorda un podio classico, mentre la parte superiore della facciata è originale e richiama un’elaborazione del tempio classico. Oggi il tempio di San Sebastiano rappresenta una costruzione destinata alla memoria dei caduti.

La Chiesa di San Francesco, invece, sorta nel 1304, custodiva le tombe della famiglia Gonzaga.

La tradizione narra che sarebbe stato lo stesso Francesco, proprio qui, a fondare la prima delle numerose case francescane che sopravvivono in città ed in provincia. Fu Luigi Gonzaga, però, che la volle come mausoleo per la sua famiglia e nel tempo venne arricchita di numerosissime opere d’arte.

Alla fine del XVIII secolo venne soppressa dagli austriaci ed adibita ad arsenale. Nella seconda guerra mondiale fu quasi interamente distrutta dai bombardamenti, ma in seguito ricostruita riprendendo quanto possibile le forme trecentesche. Da visitare la sopravvissuta cappella di San Ludovico da Tolosa con i restanti e pregevolissimi affreschi che rappresentano la vita del Santo.

Un’altra meraviglia di Mantova è Palazzo Te.

La villa capolavoro nata dall’incontro tra Giulio Romano e Federico II Gonzaga, avvenuto nel 1524, anno in cui l’artista arrivò a Mantova. Il nome ha origine da una delle isole una volta presenti nel grande canale di Mantova: l’isola di Tejeto abbreviata a Te, mentre il palazzo venne costruito come dimora di piacere e tranquillità.

Il complesso edilizio è suddiviso intorno ad una corte quadrata, il Cortile d’Onore, dalla quale attraverso la Loggia di Davide si passa nel giardino retrostante. Ma l’attrazione di maggior pregio artistico risiede nelle stanze affrescate, che nelle rappresentazioni pittoriche restituiscono le abitudini degli abitanti del palazzo. Sale affrescate come la Camera del Sole e della Luna, con le volte in stucco bianco e azzurro, oppure la Sala dei Cavalli, luogo di rappresentanza del palazzo con affreschi delle scuderie dei Gonzaga.

Da questa si passa nella Camera di Psiche, in cui le pareti sono affrescate con un ciclo pittorico che illustra 22 passi del racconto di Amore e Psiche tratto dalle Metamorfosi di Apuleio.

E poi la splendida Camera dei Giganti, ad opera di Giulio Romano, affrescata con scene classiche di gruppi di Titani e antiche divinità pagane.

Oggi Palazzo Te ospita un Centro Internazionale di Arte e Cultura, volto alla promozione artistica e culturale che cura la realizzazione di mostre, pubblicazioni e ricerche scientifiche. Il sottotetto dell’edificio principale ospita il Museo Civico suddiviso in diverse sezioni

Tra queste la donazione di Mondadori che consiste in numerosi dipinti ottocenteschi, la sezione di monete, stampi, pesi e misure raccolti fra ‘300 e ‘700, la collezione egizia che vanta circa 400 pezzi ed infine la raccolta d’arte mesopotamica, donazione dell’architetto mantovano Ugo Sissa.

Il Palazzo di San Sebastiano, invece, è originario del XVI secolo ed è stato costruito per conto di Francesco II Gonzaga.

Dopo varie destinazioni d’uso, tra cui deposito d’armi, caserma, lazzaretto, scuola, l’edificio fu ristrutturato e riportato al suo antico splendore alla fine del XX secolo.

Un tempo ospitava le imponenti tele dei “Trionfi di Cesare” di Andrea Mantegna che, oggi, sono conservati nel palazzo reale di Hampton Court a Londra. L’edificio, originariamente, presentava oltre alle stalle anche un grande loggiato che veniva adibito a teatro per rappresentazioni in occasione del carnevale.

Il Palazzo San Sebastiano oggi è sede del museo della città e racchiude le Collezioni Civiche con opere e reperti di grande valore sia storico che artistico. Tra le sezioni offerte nel percorso di visita figura “La città e l’acqua” che spiega, attraverso statue ed epigrafi, il grande valore dei laghi e delle vie fluviali per la città. Segue “Il sistema delle famiglie” che decifra gli emblemi presenti nella decorazione delle sale del Palazzo, per chiarirne i significati nascosti, per scoprire le vicende storiche a loro legate.

A questi si aggiungono “Il culto dell’antico” che racconta di come il collezionismo rinascimentale ricercasse ed ambisse a possedere i pregiati marmi provenienti da scavi di epoca romana. E poi “I trionfi del Mantegna”, in cui viene presentata la serie completa di copie seicentesche dei nove affreschi che il Mantegna dipinse tra il 1486 e il 1492.

Le origini di Palazzo d’Arco, invece, sono più recenti rispetto agli altri palazzi storici di Mantova.

La sua costruzione risale, infatti, al 1784 ad opera di Antonio Colonna, celebre architetto dell’epoca. Il palazzo è un museo e le sue stanze racchiudono collezioni d’arte e capolavori di varie epoche raccolti nel tempo dalla famiglia d’Arco.

Il Museo di Palazzo d’Arco deve la sua esistenza alla contessa Giovanna dei conti d’Arco, che con atto testamentario ha voluto che il Palazzo e le sue collezioni, diventassero appunto un museo a beneficio della città e del mondo della cultura. Il Palazzo, venne aperto al pubblico nel 1980 e offre le sue sale con mobili, dipinti ed oggetti, esattamente come li lasciò la marchesa Giovanna.

La cosa però che lo rende unico e speciale è la sua atmosfera, dove sembra di ritrovarsi in un’altra epoca in cui odori, luci e rumori sono rimasti inalterati nel tempo. Al suo interno oltre alla splendida Sala dello Zodiaco, cinquecentesca opera del Falconetto, si trova una cucina completamente allestita, la sala della musica, la biblioteca, il museo di storia naturale, la camera da letto ed i salotti della marchesa Giovanna.

Un altro luogo culturalmente importante è il Teatro Bibiena.

Un compiuto esempio di architettura teatrale Rococò, il teatro venne progettato per ospitare sia spettacoli che riunioni scientifiche. Il progetto fu eseguito dal parmense Antonio Galli Bibiena e, completato il 3 dicembre 1769, fu inaugurato ufficialmente.

Poco più di un mese dopo vi tenne un concerto il giovane Wolfgang Amadeus Mozart, al tempo solo quattordicenne, che arrivò a Mantova insieme al padre Leopold in occasione della sua prima tournée italiana.

Il Teatro Bibiena presenta una pianta a campana e segue una struttura con la disposizione di palchetti lignei su più ordini.Antonio Galli Bibiena affrescò personalmente gli interni dei palchetti, mentre la facciata fu realizzata da Giuseppe Piermarini, al quale è dedicato un salone al primo piano del teatro. Ancora oggi nel teatro si tengono rassegne musicali, concerti e convegni.

Due altri edifici possono destare l’interesse di chiunque visiti Mantova. Sono le case di Andrea Mantegna e Giulio Romano, i due grandi artisti, che con la loro creatività hanno disegnato le affascinanti linee della città.

Un simbolo della genialità dell’artista, la Casa del Mantegna splende per armonia di forme e proporzioni.

Un piccolo capolavoro di arte e architettura mantovana realizzata dall’artista in persona perché fosse la sua dimora. La Casa del Mantegna fu costruita nel 1476 sul terreno donato all’artista dal Marchese Ludovico II Gonzaga ed abitata dall’artista fino al 1496 che ne decorò anche gli interni.

Una casa semplice, dalla forma cubica all’esterno, mentre all’interno si sviluppa un cortile circolare attorno al quale si dispongono le camere ad uso abitativo, chiaramente ispirato alla struttura della domus romana.

La Casa del Mantegna è un attivo centro d’arte che ospita mostre temporanee e attività di documentazione e ricerca, oltre a raccogliere e conservare documenti e testimonianze riguardanti l’evoluzione dell’arte mantovana nei secoli, sia nelle stanze al piano terra sia al primo piano.

Giulio romano, invece, dopo essersi stabilito ed affermato a Mantova al servizio dei Gonzaga ristrutturò edifici esistenti e rielaborò una tipologia di palazzo che era stata sviluppata a Roma da Bramante e da Raffaello.

Dopo averla acquistata, nel 1538, la casa di Giulio Romano fu ridisegnata dall’artista.

Sull’ingresso una nicchia ospita una statua di Mercurio e sopra i timpani delle finestre vi sono dei mascheroni di tipico gusto manierista. Alcuni ambienti interni furono affrescati dallo stesso Giulio Romano con l’aiuto di alcuni dei suoi allievi, creando così uno dei primi esempi di autobiografia artistica in forma di edificio.

Il grande aspetto culturale di Mantova si traduce anche negli eventi organizzati in città durante l’anno. Festivaletteratura è una manifestazione culturale nata nel 1997 che ha luogo nei primi giorni di settembre, durante la quale si svolgono incontri con autori, spettacoli, concerti e installazioni artistiche.

Piazze, chiese, teatri e palazzi ospitano gli eventi del festival. Alcuni di questi ogni anno vengono riproposti, mentre altri vengono inseriti a rotazione. Il Festivaletteratura ha inizio di mercoledì, con l’inaugurazione alla presenza delle autorità e del comitato organizzatore, e termina la domenica successiva, con l’evento conclusivo di Piazza Castello.

Segni d’infanzia, a novembre, è un festival internazionale d’arte e teatro per l’infanzia.

Nato nel 2006 da un’idea di Dario Moretti, è un grande evento artistico rivolto al mondo dell’infanzia, con particolare attenzione ai bambini dai 18 mesi ai 12 anni. La direzione artistica ed organizzativa del festival, promosso dal Comune di Mantova, è di Teatro all’improvviso, compagnia professionale di Teatro per ragazzi.

Mantova Medievale, invece, è una rievocazione storica che dal 2006 si ripete ogni anno.

Una manifestazione organizzata fra il mese di agosto e il mese di settembre da La Compagnia della Rosa a.d. 1403. Nel prato di fronte al Castello di San Giorgio viene allestito un villaggio medievale e rievocatori provenienti da tutta Italia e da altri paesi europei animano l’accampamento e mostrano i loro equipaggiamenti.

Le attrazioni più attese sono il lancio della scure danese, il tiro con l’arco e i giochi di abilità medievali, mentre la battaglia campale inscenata davanti al Castello di San Giorgio conclude questo evento pittoresco.

Un altro aspetto della cultura mantovana risiede nella sua arte culinaria, aristocratica per certi versi, semplice e rustica per altri.

A partire dal sorbir d’agnoli o, il bevr’in vin, dal dialetto mantovano bevr’in ven, ovvero bere nel vino. Una minestra che costituisce l’aperitivo e l’antipasto tipico della cucina mantovana.

Pietanza tipicamente invernale, il bevr’in vin, sempre servito in scodella preriscaldata, viene preparato in differenti modi, con agnolini o tortelli di zucca in brodo di carne e vino. Le varianti consistono esclusivamente nelle diverse tipologie e quantità di vino utilizzate, solitamente Lambrusco, Clinto o Merlot, e nell’aggiunta facoltativa di formaggio grana grattugiato. Il sorbir rappresenta generalmente l’apertura al pranzo natalizio

La tradizione viene rispettata anche con gli agnolini, una tipologia di pasta all’uovo ripiena, la cui ricetta viene tramandata di generazione in generazione nelle famiglie. Da mangiare principalmente in brodo, rappresentano la minestra principale della cucina mantovana, quella delle festività e delle occasioni importanti.

E poi i celebri tortelli di zucca, simbolo della cucina mantovana.

Involucri di sfoglia all’uovo, di forma rettangolare, farciti con un impasto di zucca cotta al forno o bollita, amaretti, mostarda, formaggio grana e noce moscata.

Il condimento tradizionale dei tortelli di zucca è costituito da burro fuso in tegame, leggermente scurito ed aromatizzato con salvia, che viene versato direttamente nel piatto a cui si aggiunge abbondante grana grattugiato.

Un’ altra specialità tipica della cucina mantovana è il risotto alla pilota. Il riso viene cotto in acqua bollente, mentre a parte si fa soffriggere nel burro il trito di carne di maiale.  Una volta cotto il riso si aggiunge il condimento, mescolando il tutto con formaggio grana. Il nome “pilota” deriva dall’ addetto alla “pila”, una sorta di mortaio in cui avviene la sbucciatura e la pulitura del riso.

Una variante di questo piatto è il risotto col puntèl.

L’elemento che lo differenzia dal risotto alla pilota è l’aggiunta, a fine cottura, di una braciola o costina di maiale cotte ai ferri, da mangiare nello stesso piatto.

Un tipico prodotto della tradizione contadina mantovana, invece, sono i capunsei, detti anche “gnocchi di pane”. Un piatto molto sostanzioso dalla forma cilindrica affusolata, che può essere consumato in brodo oppure condito con burro fuso o ragù

Tra i secondi si presenta il luccio in salsa, piatto di pesce preparato lessando il luccio in acqua con sedano, aglio, cipolla, alloro e mezzo bicchiere di aceto. Al termine della cottura, il pesce viene spolpato, sistemato in un piatto e lasciato raffreddare.

In seguito, sul luccio, viene versato un condimento preparato a caldo con capperi, prezzemolo, aglio e acciughe e poi conservato in frigorifero. Il luccio viene servito il giorno dopo con fette di polenta abbrustolita.

La carne è protagonista con lo stracotto alla mantovana che, come suggerisce il nome, richiede un processo di cottura particolarmente lungo. In origine veniva utilizzata la carne d’asino, ma data la difficile reperibilità di questa antica materia prima, attualmente si utilizza la carne di manzo.

La conclusione del pasto si caratterizza da un’ampia selezione di dolci che deliziano il palato.

La sbrisolona è un altro simbolo culinario di Mantova. Un dolce a base di mandorle, una torta dura, friabile e dal sapore ricco che viene realizzata e servita proprio a pezzi grossolani. Da qui il nome sbrisolona, da “sbrisa” ovvero briciola

Come accompagnamento di questa torta, o anche da solo, si può gustare il sugolo d’uva, una specie di budino di origini contadine che si prepara nel periodo della vendemmia usando il mosto pigiato legato con la farina.

Un’altra torta golosa e tipica di Mantova è sicuramente la bignolata, composta da bignè allo zabaione, cioccolato e panna, mentre la Torta di Tagliatelle è uno dei dolci più apprezzati della tradizione locale. Dalla forma rotonda e dal colore giallo-bruno a crosta secca, la sua preparazione avviene in due tempi.

Prima si prepara la sfoglia che arricchisce a strati la torta a tagliatelle sottilissime, ed in seguito l’impasto di mandorle e zucchero viene inserito nella sfoglia stessa. In tempi lontani la torta veniva preparata il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, per essere consumata durante le feste di Natale

In tema di festività natalizie, ma non solo, a Mantova trova grande spazio l’anello di monaco.

Un dolce a pasta lievitata, dalla complessa preparazione, che nella forma ricorda una ciambella di notevole altezza, con la parte superiore leggermente sbocciata.

La pasta, di colore giallo intenso, viene intrecciata in lavorazione con un ripieno, generalmente di nocciole a cui vengono aggiunti marroni o composta di frutta. La parte superiore del dolce viene glassata tradizionalmente con zucchero fondente. Oggi, per non coprire la ricchezza degli aromi interni con il sapore dolciastro della glassa, alcuni artigiani preferiscono usare il cioccolato bianco.

E come delizia finale la Torta Elvezia.

Un dolce costituito da tre dischi rotondi di pasta di mandorle, zucchero e albumi montati, fatti cuocere nel forno e farciti con due strati di zabaione e crema al burro o con altri ingredienti come cioccolato in scaglie e panna montata.

Alessandro Campa

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