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L’impatto del Coronavirus sulle emissioni di carbonio

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L’emergenza sanitaria ha radicalizzato le nostre vite tanto da portare alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, ma in una maniera tutt’altro che sostenibile.

Con le tante frontiere chiuse, le persone in quarantena e l’economia che rallenta, le emissioni di carbonio sono diminuite in modo significativo, in particolare in Cina.

E anche se questa potrebbe sembrare una buona notizia, sfortunatamente, ridurre le emissioni di carbonio a spese della salute pubblica non era lo scenario che desideravamo.

L’economia cinese è stata la prima a subire un duro colpo.

A fine febbraio, le misure di contenimento del Coronavirus hanno ridotto i settori industriali chiave dal 15% al 40%, secondo Carbon Brief.

La produzione industriale e la domanda di elettricità erano molto al di sotto dei livelli normali, c’è stato un calo del 36% nel consumo di carbone, un calo del 34% nell’utilizzo della capacità di raffinazione del petrolio e un tasso di annullamento dei voli dal 5% al 10% a livello globale – mentre sia i voli internazionali dalla Cina che i voli interni al paese erano in calo di oltre la metà.

Ci sono alcune immagini satellitari della NASA che mostrano, a fronte della cupola gialla che copre Wuhan all’inizio di gennaio 2020 di biossido di azoto, i cieli quasi limpidi di metà febbraio – ovvero quando la città era in piena quarantena.

Secondo il New York Times, dopo tre settimane di Coronavirus, il calo delle emissioni cinesi di biossido di carbonio è stato di circa 150 milioni di tonnellate, ovvero la quantità di anidride carbonica prodotta dallo stato di New York in un anno.

Chiaramente, man mano che l’ormai decretata pandemia da Covid-19 si sta espandendo, anche nel resto del mondo si stanno abbassano le emissioni di carbonio (causa quarantene e blocchi di settori produttivi, entrambi argomenti che qui in Italia conosciamo parecchio): ma anche se questo sembra un bene, non sta accadendo in una maniera sostenibile – senza contare che, una volta debellato il virus, ci potrebbe essere un ritorno prepotente all’industria e all’iperproduttività.

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