Venti milioni di vite sono state salvate dal vaccino contro il morbillo dal 2000 a oggi

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All’aumentare della percentuale di copertura del vaccino scende l’incidenza della malattia: sono questi i dati che basta sapere per far fronte alla disinformazione

Nel 2000, le Nazioni Unite hanno assegnato al numero di vaccinazioni contro il morbillo il ruolo di indicatore di avanzamento del loro Obiettivo di Sviluppo per il Millennio riguardante la riduzione della mortalità infantile entro il 2015. A quanto dice il report dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), nel periodo trascorso tra il 2000 al 2015, la copertura del MCV1 (la prima dose di vaccino contro il morbillo) è aumentata dal 72% all’85% e l’incidenza dei casi di morbillo è scesa da 146 a 50 casi per 1 milione di persone.

Questo ha portato l’OMS a stimare che più di 20 milioni di vite sono state salvate grazie al vaccino contro il morbillo. Infatti, dato che 2,6 milioni di persone morivano di morbillo ogni anno – in anni recenti, come negli anni Ottanta, per esempio –, una notizia del genere segna un notevolissimo miglioramento. Il problema, però, è che il report non dice soltanto questo: secondo la stima più recente, ovvero quella dell’anno scorso: 134.200 bambini sono stati uccisi da morbillo nel 2015.

Ci si rende conto di quanto pesino questi numeri, se si pensa al fatto che i vaccini non sono solo efficaci per gli individui che ne fanno uso, ma generano una curva virtuosa in tutta la comunità (fenomeno noto come immunità di gregge, ovvero protezione indiretta che colpisce anche chi, per motivi di vario genere, non ha potuto accedere al vaccino). Quindi, di certo, a fare danni ha contribuito la recente ondata di disinformazione che ha provocato rifiuti da parte dei genitori di far vaccinare i figli – con motivazioni come la paura di causargli autismo, teoria che è stata smentita da molto tempo ormai, ma che alcune persone si rifiutano di abbandonare.

Come è successo per il vaiolo – una malattia mortale che in un tempo non molto lontano, il 1967, ammazzava 2 milioni di persone all’anno –, quello che la comunità scientifica (e non solo) vorrebbe è l’immunizzazione globale, il confinamento della malattia in un laboratorio.
Ma, a quanto pare, c’è ancora molto da lavorare in questo senso.

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