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Come cambierà la vita in ufficio dopo il Coronavirus?

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Un nuovo studio mostra come il Coronavirus si può muovere all’interno di un ufficio

La quarantena sta mettendo a dura prova le persone che, ormai stanche di essere intrappolate in casa, non vedono l’ora di tornare in ufficio.

Il punto, però, è che questa pandemia ha cambiato le carte in tavola. Tutti dovranno prepararsi a un nuova maniera di interagire con gli spazi che non potranno essere gestiti come succedeva prima del Coronavirus.

Come spiega Vice, questa pandemia «minimizzerà quello che una volta era uno dei maggiori vantaggi della vita in ufficio: l’interazione faccia a faccia. I piani di ufficio aperto che hanno permesso ai datori di lavoro di stringere i lavoratori insieme probabilmente diventeranno un ricordo del passato, almeno temporaneamente».

Un nuovo studio ha mostrato come il virus si muove velocemente all’interno di un ufficio. È stato effettuato in un call center in Corea del Sud.

Il 9 marzo 2020, dopo essere stato informato di un focolaio di COVID-19, un team di investigatori ha verificato 922 dipendenti che lavoravano ai piani commerciali inferiori di un edificio a Seoul e 203 residenti che vivevano ai piani superiori.

Hanno testato tutti entro 24 ore. Quindi li hanno monitorati durante la quarantena.

Hanno usato i dati del cellulare per inviare 16.628 messaggi di testo a chiunque fosse rimasto più di cinque minuti vicino all’edificio, dicendo loro di andare a fare il test.

Sono riusciti a mostrare, in modo allarmante, che la sindrome respiratoria acuta grave da Coronavirus (SARS-CoV-2) può essere eccezionalmente contagiosa in ambienti affollati come un call center.

L’entità dell’epidemia illustra come un ambiente di lavoro ad alta densità possa diventare un sito ad alto rischio per la diffusione di COVID-19 e potenzialmente una fonte di ulteriore trasmissione.

È interessante notare che l’epidemia era praticamente concentrata a metà dell’undicesimo piano, anche se i lavoratori di tutti i piani erano affollati insieme negli ascensori, portando alla conclusione che «la durata dell’interazione (o del contatto) era probabilmente il principale facilitatore per un’ulteriore diffusione del SARS-CoV-2».

Questo fa ben sperare per chi è preoccupato per gli ascensori o addirittura di passare troppo vicino a qualcuno per strada. Ma mostra anche che gli uffici non potranno tornare uguali a prima, proprio perché sono luoghi che «costringono» alla coabitazione forzata, per molte ore.

 

 

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coronavirus, COVID19, distanziamento sociale, lavoro, ufficio

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