Il martirio della balene

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I dati dicono che recentemente i cacciatori giapponesi hanno ucciso almeno 122 balene incinte con la scusa della ricerca

Hanno detto che la motivazione era di ricerca e che era per fare un sondaggio sul campo che hanno catturato tutte quelle balene incinte. Eppure questo non fa cambiare la prospettiva delle 122 balenottere minori che sono state uccise mentre erano ancora gravide in mezzo al numero molto più grande di tutte quelle che sono state uccise in totale.

Nel 2014, le Nazioni Unite avevano definito questa pratica una «ricerca letale», visto che appunto comportava non solo la morte degli esemplari catturati, ma anche la vendita successiva della loro carne per il consumo.

Esiste un report che il New Scientific Whale Research Program in the Antarctic Ocean (NEWREP-A) ha inviato alla International Whaling Commission per la sua «terza indagine biologica sul campo» e questo report dice che i cacciatori hanno catturato 333 balenottere minori: 181 erano femmine e il 67% di queste erano incinte, mentre il 29% del totale delle balene non era ancora in età adulta – il tutto in 12 settimane di lavoro in mare prima di tornare in Giappone.

In molti hanno definito l’operazione scioccante, ma il punto è che questo programma continua ad andare avanti nonostante sia stato oggetto di molte controversie nel corso degli anni anche perché è proprio il governo che lo finanzia e si giustifica dicendo che si sta seguendo l’articolo VIII della Convenzione Internazionale per la Regolamentazione della caccia alle balene secondo cui i paesi possono «uccidere, catturare e curare le balene a scopo di ricerca scientifica» – un accordo che è stato firmato nel 1946.

Niente ha potuto nemmeno la Corte internazionale di giustizia dell’ONU, che ha stabilito che il programma era illegale nel 2014 e infatti l’uccisione delle balene è andata avanti (e probabilmente continuerà ad andarci).

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balene, giappone

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