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Qual è il rapporto tra Mozart e i bambini autistici?

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La musica come medicina nei bambini con autismo e deficit dell’attenzione

Il nostro mondo esiste in relazione alla nostra percezione. Il cervello consuma il 20% del budget di energia del nostro corpo per portare a compimento le sue attività di elaborazione. I sensi prendono l’energia dal mondo esterno e la convertono in impulsi elettrici. In poche parole, i nostri organi di senso compiono delle traduzioni. Quando c’è una disfunzione, specialmente in bambini ipersensibili, avviene un crollo: un elemento apparentemente insignificante può divenire devastante e, al contrario, un evento normalmente traumatico, non dare alcun disturbo.

L’orecchio è coinvolto nel 90% delle informazioni che stimolano il nostro cervello: quest’ultimo riconosce e interpreta tutto quello che riceve e lo elabora. Le vibrazioni diventano impulsi visibili sulle onde di un elettroencefalogramma e il sistema di elaborazione uditiva interpreta il tutto in modo appropriato.
I bambini con autismo, ADD e altri disturbi dell’apprendimento sono di norma ipersensibili al suono. Molti, nel tentativo di fermare un rumore, mostrano confusione e disorientamento, si coprono le orecchie, evitano il contatto visivo, urlano o battono la testa. Spesso sentono solo suoni a bassa frequenza e ne sono terrorizzati. In questi bambini, il cervello non riesce a distinguere le frequenze.

Assieme alla confusione arrivano problemi di digestione. Stomaco e intestino sentono tutto quello che percepisce il cervello. La guarigione dell’apparato digerente è fondamentale per la guarigione da tutte le altre patologie e non fa eccezione l’autismo. Sonno e digestione danno modo al cervello di pulire le tossine e generare nuove connessioni.

Il dott. Alfred Tomatis ha scoperto che è possibile ripristinare la capacità dell’orecchio di differenziare i suoni attraverso la musica. Ha lavorato in particolare con le partiture di Mozart, perché le frequenze contenute sono particolarmente stimolanti per la corteccia. A volte si tratta solo di educare i muscoli dell’orecchio a espandersi e contrarsi, e i cambiamenti possono avvenire in pochi giorni. Quando i bambini sviluppano questa capacità, accadono fenomeni incredibili: iniziano a interagire con i propri compagni, modulando il proprio linguaggio, guardando le persone negli occhi e rispondendo in modo appropriato. In poche parole, bambini incapaci di distinguere i suoni lottano in continuazione con gli stessi, a discapito del sistema di coinvolgimento sociale, che viene necessariamente disattivato per risparmiare energia.

La musicoterapia è un “modo non invasivo per riqualificare il cervello e consentire la neuro-differenziazione nella corteccia uditiva in pazienti autistici, con ictus, con deficit d’attenzione, con lesioni cerebrali e non solo”. In pratica, disattiva il conflitto e ripristina la capacità cerebrale di gestire i suoni e, di conseguenza, le relazioni.

Nell’autismo, in ogni caso, rimane fondamentale la diagnosi precoce. I ricercatori della Università of Warwick hanno da poco sviluppato due test che potrebbero potenzialmente rilevare l’autismo nei bambini.

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