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Maurizio Primanni: “Finanza e imprese italiane non abbandonino il Libano”

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Roma, 5 ago. (Labitalia) – “La finanza e le imprese italiane non abbandonino il Libano”. Questo l’appello di Maurizio Primanni, ceo della società di consulenza Excellence Consulting ed esperto di finanza internazionale, con sedi a Milano, Roma, in Svizzera e Cina, che in un’intervista all’Adnkronos/Labitalia spiega come “le due esplosioni nel porto di Beirut rappresentino un evento che deve essere adeguatamente considerato perché possono rappresentare il colpo di grazia per un paese, storicamente amico dell’Italia, e che, fino alla metà degli anni 70, era considerato la ‘Svizzera del Medio Oriente'”.

Poi, prosegue, “negli ultimi anni è venuta la guerra civile, le banche sono state chiuse, l’inflazione è salita alle stelle, la lira libanese si è fortemente deprezzata e i salari medi sono sprofondati in pochi mesi da circa 900 agli attuali 150 dollari mensili. La pubblica amministrazione non funziona. Da ultimo anche a Beirut si è diffusa la pandemia da Covid-19 e conseguentemente è crollato il turismo, storica fonte di ricchezza per il paese”.

“E’ indubbio – spiega – che vivremo nell’immediato futuro tempi non banali e ogni paese dovrà pensare prioritariamente a sostenere la propria economia domestica, tuttavia la politica internazionale dovrebbe non dimenticare il Libano. Il paese è tenuto sotto scacco dal movimento sciita di Hezbollah, appoggiato dalla Siria e dall’Iran, ma rappresenta anche una pedina fondamentale sullo scacchiere medio-orientale. L’esplosione, le cui cause sono ancora da approfondire, renderà nuovamente Beirut visibile nell’agenda della diplomazia internazionale e ciò rappresenterà un motivo di opportunità anche per l’economia e la finanza”.

“L’Italia – dichiara – ha avuto storicamente relazioni economiche significative con il Libano, anche se negli ultimi due anni c’è stata una flessione, diretta conseguenza della crisi economica che ha vissuto il paese. Nel 2018 l’export di beni italiani verso Beirut è calato dell’8,7%, con un’ulteriore diminuzione nei primi otto mesi del 2019 (-5%)”.

“In ogni caso – ricorda Primanni – il Libano ha accolto 1,4 miliardi di euro di merci italiane nel 2019 e la futura necessità di Beirut di aprirsi agli investimenti internazionali per ripartire potrà offrire opportunità anche alle imprese italiane. I libanesi, che storicamente apprezzano molto il made in Italy, continuano a cercare i prodotti italiani, quali gioielli, mobili, ma anche beni della meccanica strumentale”.

“La finanza – sottolinea – dovrà sostenere le imprese italiane nella realizzazione di processi di internazionalizzazione che passeranno per lo sviluppo di strategie e poli commerciali in paesi esteri e il Libano potrebbe essere una destinazione chiave. Il paese infatti rappresenta geograficamente una testa di ponte per lo sviluppo di modelli di distribuzione efficaci verso l’intera area mediorientale. Ma ciò sarà possibile solo dopo che le diplomazie internazionali saranno riuscite a ricreare una situazione di equilibrio e ordine in quel paese”.

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