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**Pd: scontro su manifesto 2007, Mattarella tra i saggi che lo redassero**

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Roma, 2 dic. (Adnkronos) – La prima riunione del comitato costituente dem parte con uno scontro. Il punto di attrito è il Manifesto del 2007 del Pd di Walter Veltroni. L’innesco sono una serie di interventi ‘da sinistra’ nella riunione che bollano come ‘neo centrista’ e ‘blairiano’ quel testo “troppo legato ad un tempo in cui globalizzazione e liberalizzazioni erano concetti solo positivi e dominanti”.

Insomma, una carta dei valori da superare. E qui si accende lo scontro. Tra riformisti e ala sinistra, per sintetizzare. O semplificando ancora tra l’area che sostiene Stefano Bonaccini al congresso e quella che sosterrà il o i candidati tra Elly Schlein e Matteo Ricci. O magari Andrea Orlando che ieri nella riunione ha citato la proposta del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, per cambiare nome al Pd in Partito democratico e del lavoro.

Uno dei passaggi del documento del 2007 più rappresentativi delle critiche avanzate ieri è nel paragrafo 4, ‘Un’Italia più libera, più giusta e più prospera’, in cui si legge: “Un mercato aperto è strumento essenziale per la crescita. Compito dello Stato non è interferire nelle attività economiche, ma fissare le regole per il buon funzionamento del mercato, per mantenere la concorrenza anche con politiche di liberalizzazione e per creare le condizioni di contesto e di convenienza utili a promuovere innovazione e qualità”.

A scrivere il manifesto dei valori veltroniano furono 12 personalità. E tra questi c’era anche Sergio Mattarella insieme a Rita Borsellino, Liliana Cavani, Donata Gottardi, Roberto Gualtieri, Ermete Realacci, Virginio Rognoni, Michele Salvati, lo scomparso professor Pietro Scoppola, Giorgio Tonini, Salvatore Vassallo, Luciano Violante. Uno dei ‘saggi’, contattato telefonicamente, esclama: “Per carità, roba da marziani…”, e spiega di non voler entrare nella faccenda.

Scrive Walter Verini, veltroniano della prima ora: quel manifesto “rimane valido nelle sue ispirazioni fondamentali. (…) Ho letto di giudizi liquidatori, tipici di una vera e propria vocazione minoritaria. Per quanto mi riguarda, consiglio a tutti un approccio più laico, senza damnatio memoriae e pulsioni rottamatrici”. E poi Roberto Morassut: “Si è messa in discussione la stessa scelta dei valori di fondo del Pd, la nostra costituzione interna che invece ritengo valida e attualissima ma mai purtroppo applicata. La carta dei valori il Pd ce l’ha: è quella del Lingotto”.

Twitta l’ulivista Arturo Parisi: “Il Comitato costituente sembrava ricostituzione Dp”. E aggiunge: scissione inevitabile? “Almeno la scissione del Comitato Costituente. Si pensano a Livorno….”. Ma dal Nazareno gettano acqua sul fuoco: “C’è una riattivazione della vivacità che prescinde dalle lotte di potere”, mentre si ribadisce che Enrico Letta è e resta “neutrale”.

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