Infortuni: in Lombardia primato denunce e morti legate a Covid

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Milano, 22 gen. (Adnkronos) – La Lombardia nel 2020 ha il tragico primato nel Paese per le denunce di infortuni totali e soprattutto mortali dovuti alla diffusione dell’epidemia, con il 37% delle morti per Covid sul luogo di lavoro rispetto al totale nazionale. Pierluigi Rancati, segretario Cisl Lombardia, sottolinea che questo accade anche “a causa di un sistema della prevenzione che nella nostra regione deve essere rafforzato negli organici, nell’organizzazione, nel controllo e nelle attività di promozione della salute e della sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro”.

Nell’anno appena concluso in Lombardia ci sono state 37.208 denunce di infortunio sul totale nazionale di 131.090 pari al 28,4%, mentre quelle con esito mortale rappresentano il 37,6% del totale, con 159 casi sul dato nazionale di 423. I dati totali annuali confermano Milano la provincia più colpita con 14.493 casi (il 39% della Lombardia), seguita da Varese (3.708, il 9,98%) e Brescia (3.670 il 9,9%). Mentre per i casi con esito mortale troviamo, sempre per l’anno 2020, Bergamo con 44, Milano con 39 e Brescia con 26. Altre conferme: il settore più colpito è quello della “sanità e socio assistenziale”, con il 74% dei casi; le donne rappresentano il 72,5% dei casi totali, contro il 27,5 degli uomini.

I dati al 31 dicembre consento un confronto tra la Lombardia e regioni in maggiore misura colpite dal virus, come Veneto, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. La regione che dopo la Lombardia ha avuto più denunce di infortuni totali è il Piemonte con 14,4%, seguito dal Veneto, 9,7% Emilia Romagna 7,9% e Toscana con 5,5%. Per le denunce con esito mortale 8,7% per Piemonte ed Emilia Romagna, 3,3% Toscana e 2,4% Veneto. “La riforma che Regione Lombardia deve fare nelle prossime settimane per la riorganizzazione del sistema sanitario lombardo serva a rilanciare politiche ed azioni dedicate alla prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro e ad alzare il livello della tutela di lavoratrici e lavoratori”, conclude Rancati.

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