Cgil, Flick: “manifestazione contro violenza non di per sé riconducibile a propaganda elettorale”

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Roma, 14 ott. (Adnkronos) – “Una manifestazione contro la violenza non è di per sé riconducibile ad alcuna forma di propaganda elettorale diretta o indiretta”. Nelle norme per la Disciplina della propaganda elettorale all’articolo 9 della legge numero 213 del 1956 modificata da un decreto legge del 1984 e depenalizzata dalla legge 515 del 1993, dedicate al giorno che precede le elezioni dunque al silenzio elettorale, “sono chiaramente descritti gli illeciti come comportamenti di carattere elettorale: comizi, riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, affissione di stampati, giornali e murali”, risponde così all’Adnkronos il presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick.

Non c’è il rischio che la manifestazione si trasformi in una propaganda indiretta? “La propaganda indiretta deve sempre essere propaganda, una via più tortuosa per arrivare esplicitamente ad un risultato in materia elettorale – risponde Flick – Si tratta di interpretare con buon senso la normativa individuando comportamenti precisi legati alla contesa elettorale, sia pure con la nozione apparentemente più ampia di propaganda indiretta, cioè di quando attraverso mentite spoglie si faccia propaganda elettorale. Ma una manifestazione contro la violenza o la rivendicazione di diritti e di valori costituzionali a mio avviso non può certo di per sé essere interpretata in questo senso”.

(di Roberta Lanzara)

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