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Fondi pubblici al sostegno del carbone: la denuncia del WWF

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Purtroppo molti governi continuano a finanziare la peggiore fonte di energia

Si parla tanto di energie rinnovabili e rivoluzione verde ma negli ultimi otto anni i governi dei paesi sviluppati hanno continuato ad investire denaro pubblico in progetti legati al carbone. 

Il WWF, nel suo rapporto ‘Under The Rug‘ stima ben 73 miliardi di dollari per il più inquinante dei combustibili fossili.

‘Molti governi dei Paesi sviluppati che sostengono ambiziose azioni per il clima finanziano contemporaneamente l’industria del carbone all’estero. Non possono fare entrambe le cose ed essere credibili’, ha dichiarato Samantha Smith, Leader della Iniziativa Globale su Clima ed Energia del WWF. ‘Per le nazioni ricche è tempo di investire i loro soldi in soluzioni, come le energie rinnovabili, piuttosto che utilizzare il denaro dei contribuenti per alimentare il cambiamento climatico’.

Il principale imputato è il Giappone, paese che sostiene l’industria del carbone con 20 miliardi di dollari di finanziamenti.

‘La COP 21 di Parigi è dietro l’angolo. Per i Paesi Europei e per le istituzioni che governano l’UE è giunto il momento di porre fine ai rinvii e dare un segnale chiaro di autorevolezza mondiale’, ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. ‘L’impegno sul clima e quello a eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili devono immediatamente portare l’UE a chiedere all’OCSE la fine dei crediti all’esportazione per il carbone. Nel contesto OCSE e in quello G7, l’Italia ha l’occasione giocare un ruolo di primo piano e di visione, assumendo una posizione chiara ed esercitando pressioni sugli altri paesi affinché abbandonino gli investimenti al carbone e puntino finalmente in modo convinto su fonti rinnovabili ed efficienza energetica’.

Ma consoliamoci con questi dati: negli Stati Uniti lo scorso anno abbiamo assistito alla chiusura di molte centrali a carbone e la Cina, attualmente il più grande produttore e consumatore di carbone, dovrebbe raggiungere tra dieci anni il picco per poi scendere.

a.po

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