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Covid-19: da cosa dipende la durata dell’immunità

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Le persone che sono state peggio potrebbero avere un’immunità che dura più a lungo?

Secondo i ricercatori, le persone che si sono ammalate in maniera più grave a causa del Covid-19 potrebbero avere una protezione immunitaria dalla reinfezione più a lungo termine rispetto a quelle che hanno avuto una malattia più lieve.

Per arrivare a questo risultato, gli scienziati hanno esaminato campioni di sangue di 39 pazienti COVID-19 e 10 persone che non erano state esposte al virus (i loro campioni di sangue erano stati pre- pandemici), analizzando in tutti l’espressione dei singoli geni di oltre 80.000 cellule T CD8 +.

Le cellule T CD8 + sono cellule immunitarie che distruggono le cellule ospiti infettate dal virus e le cellule T CD8 + “di memoria” sono quelle che proteggono il corpo dalla reinfezione (da molti tipi di virus).

Dei pazienti COVID-19 testati, 17 avevano avuto una malattia più lieve e non erano stati ricoverati in ospedale, 13 erano stati ricoverati in ospedale e 9 erano finiti in terapia intensiva.

I ricercatori sono stati sorpresi di scoprire che i pazienti con COVID-19 più lieve avevano risposte dei linfociti T CD8 + più deboli.

Le risposte dei linfociti T CD8 + più forti si sono verificate nei pazienti gravemente malati che hanno necessitato del ricovero in ospedale o della terapia intensiva.

Lo studio, pubblicato su Science Immunology, ha scoperto che le cellule T CD8 + nelle persone con COVID-19 lieve presentavano segni di “esaurimento” delle cellule T che ricevevano così tanta stimolazione del sistema immunitario che diventano meno efficaci.

Ed è proprio questo esaurimento dei linfociti T a ridurre le loro possibilità di immunità a lungo termine, secondo gli autori.

Questo studio evidenzia l’enorme variabilità nel modo in cui gli esseri umani reagiscono a una sfida virale ma, sebbene offra nuove importanti informazioni sulla risposta immunitaria dei pazienti COVID-19, è limitato a causa della sua dipendenza dal fatto che i linfociti T CD8 + sono stati trovati nei campioni di sangue, hanno spiegato i ricercatori.

Per saperne di più, hanno in programma di valutare le cellule T nei tessuti colpiti più duramente dal nuovo coronavirus, come i polmoni, per vedere come reagiscono al virus.

 

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