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Non si ferma in Asia il commercio di animali a rischio estinzione

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Le nuove leggi più restrittive e la firma dei Trattati internazionali non bastano. Nel  sud est asiatico 154 specie rischiano di scomparire

Serpenti, salamandre giganti, tartarughe, varani. Tutti in vendita nei mercati dell’Asia con una diffusione tale da aver avviato processi di estinzione difficilmente arginabili. Il censimento della IUCN (International Union for Conservation of Nature) comprende 71.576 specie, di cui 21.286 minacciate di estinzione. Nel sud est asiatico vivono 154 specie di vertebrati segnati come “criticamente minacciati”.

Nè sembra bastare l’adozione di leggi più restrittive. In Cina per esempio non è servita la nuova sentenza interpretativa della legge varata nel 1980 che prevede una pena fino a 10 anni di prigione per chi viene sorpreso a vendere o consumare cibo ricavato da specie a rischio estinzione. Il Sud della Cina è purtroppo famoso per tradizioni culinarie legate al consumo di animali esotici. Non tutti i prodotti sono illegali, ma purtroppo spopolano le pietanze fatte con parti di animali rari. Se a questo si accompagna la diffusa credenza che molti di questi cibi abbiano effetti benefici per la salute si comprende come la consuetudine sia dura da combattere. Spesso è difficile punire chi viola le norme perchè i ristoranti non espongono queste carni ricercate nel menù ma le offrono in segreto ai clienti di fiducia. Gli animali vengono tenuti in gabbia e poi, su richiesta del cliente, cucinati e serviti. Solo poco tempo fa la polizia cinese ha trovate decine di cobra reali stipati in piccole gabbie sul retro di un ristorante che offriva come ‘prelibatezza’ il serpente stufato. Il cobra reale non è considerato a rischio estinzione ma è qualificato come animale “vulnerabile” a causa della riduzione del suo habitat naturale e per l’eccessivo sfruttamento a scopi medicinali.

Molti degli animali in vendita nei mercati cinesi sono protetti da CITES, il Trattato internazionale sul commercio di specie selvagge, che vede fra i firmatari anche Pechino. Purtroppo però gli animali sono diventati parte di un florido commercio illegale che attraversa tutto il sud est asiatico e si stima coinvolga decine di migliaia di esemplari rari ogni anno. Si calcola che il commercio illegale di animali (o parti di animali) sia il terzo nel mondo dopo quello della droga e delle armi.

(A.S.) 

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