Che cos’è l’inquinamento luminoso e qual è il suo impatto sull’ambiente
Dalla distruzione degli ecosistemi all’aumento delle emissioni di CO2: l’inquinamento luminoso va ben oltre un semplice impedimento nel vedere le stelle
Prima dell’invenzione dell’illuminazione artificiale, la notte era tutto un altro affare: il buio obbligava le persone a utilizzare altri sensi per muoversi, a sfruttare le stelle per navigare in mare, a conoscere più intimamente sia il cielo che la terra. Qualcosa di spaventoso e insieme terribilmente affascinante.
Oggi, abbiamo talmente tanta luce che stiamo quasi annegando dentro di essa: ne facciamo un uso eccessivo, sprecando soldi, creando rifiuti e aumentando l’inquinamento. Ci trinceriamo dietro a motivazioni di sicurezza, di visibilità e utilità, ma non è una scelta manichea quella che dobbiamo fare, non dobbiamo scegliere tra avere la luce o stare al buio, dovremmo solo ridurre o eliminare l’illuminazione inutile, per risparmiare e per danneggiare l’ambiente il meno possibile.
Il problema, infatti, non sta solo nel fatto che se alziamo le nostre teste verso il cielo, di notte, ci è impossibile vedere le stelle, il problema è molto più ampio: l’inquinamento luminoso produce ingenti emissioni di CO2, provoca problemi di orientamento negli animali – soprattutto negli uccelli –, genera alterazioni nei loro ritmi circadiani, così come nei nostri e in quelli delle piante. È un qualcosa, insomma, che cambia il nostro rapporto con il mondo che ci circonda.
Sono cinque le forme in cui possiamo trovare questo tipo di inquinamento:
1. illuminazione urbana che comporta la scomparsa del cielo notturno, delle stelle, della Via Lattea, delle costellazioni;
2. la dispersione luminosa che comporta una trasgressione: una luce che invade la nostra proprietà privata, per esempio;
3. la sovra-illuminazione di un punto particolare: un edificio storico, una grattacielo, qualcosa che viene illuminato per essere messo al centro dell’attenzione – questo inquinamento si va ad aggiungere all’illuminazione urbana e alla sua cancellazione del cielo;
4. la luce non schermata che si amplifica su qualche superficie e poi si riversa in luoghi in cui diventa un abbaglio che può ridurre la visibilità e provocare situazioni pericolose;
5. il disordine illuminativo creato da raggruppamenti eccessivi di luce confuse.
Ogni tanto dovremmo fermarci a pensare che l’oscurità è una risorsa facilmente «rinnovabile»: possiamo aiutarla spegnendo qualche luce. Ecco, facciamolo.
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