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La “moda” del senza glutine costa 105 milioni agli italiani non celiaci

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Perché pagare per cibi senza glutine se non ne abbiamo bisogno? La “moda” del glute-free non ha senso

In Italia si è diffusa la moda dei cibi senza glutine tra i non celiaci: una scelta che non ha molto senso e che è costata 105 milioni di euro ai consumatori. Di fatto hanno acquistato prodotti per loro non necessari. 

E, oltre al costo c’è un fattore dietetico: “nessuna ricerca – spiega Giuseppe Di Fabio, presidente AIC (Associazione Italiana Celiachia) – ha finora dimostrato qualsivoglia effetto benefico per i non celiaci nell’alimentarsi senza glutine, anzi. Gli studi scientifici stanno ampiamente dimostrando che in chi non è celiaco l’esclusione del glutine è inutile”.

Secondo una ricerca, questa “moda” può avere delle controindicazioni per la salute perché aumenta le probabilità di sviluppare diabete di tipo 2.

La dieta senza glutine è invece essenziale per i pazienti celiaci: in Italia si stimano circa 600.000 casi, pari all’1% della popolazione, ma i diagnosticati ad oggi sono appena 190.000.

La “moda” del senza glutine rischia di danneggiare chi veramente ne ha bisogno. Il Servizio Sanitario Nazionale infatti eroga ai pazienti celiaci i prodotti dietetici senza glutine fino a un tetto massimo di 90 euro/mese per paziente: “I celiaci hanno faticosamente conquistato diritti e tutele che però – avverte l’AIC – rischiano di essere messi in discussione dal diffondersi della moda del senza glutine tra i non celiaci, che banalizza la malattia”.

Ci sono in commercio anche i cosmetici “glute free”: per i celicaci è una presa in giro.

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