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Cinema: è morta Cecilia Mangini, pioniera del documentario con Pasolini (2)

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(Adnkronos) – Alla fine degli anni Cinquanta, in un mondo pressoché totalmente presidiato da uomini, il giovane produttore Fulvio Lucisano propose a Cecilia Mangini di girare un documentario e lei scelse di raccontare una realtà scomoda, insieme a un autore altrettanto scomodo, Pier Paolo Pasolini; nacquero così “Ignoti alla città” (1958), ispirato al romanzo dello scrittore “Ragazzi di vita”, “Stendalì” (1960), “La canta delle marane” (1962). In pochi minuti questi documentari condensavano la poetica che orienterà la produzione di Cecilia: dare voce a coloro che vivono ai margini, mostrare la desolazione della campagna devastata dal cemento delle periferie, registrare gli ultimi istanti di vita dei rituali della cultura contadina e pre-cristiana, spazzata via dall’avvento della civiltà industriale e dei consumi.

Durante gli anni Sessanta ha indagato l’umanità delle fabbriche. Fu la Rai che le commissionò un’inchiesta, “Essere donne” (1965), che disattese le aspettative auto-promozionali delle aziende che le avevano permesso di intervistare le operaie, tanto che il cortometraggio – pur ricevendo consensi a livello internazionale – venne escluso dalla programmazione in sala dalla Commissione del Ministero del Turismo e dello Spettacolo. Dello stesso anno è “Tommaso”, la storia di un ragazzo brindisino con il sogno di entrare nella grande fabbrica, e del 1966, “Brindisi”, sull’impatto del petrolchimico Monteshell sulla città.

Cecilia Mangini trovò un compagno ideale con cui condividere la vita e il mestiere in Lino Del Fra (1929 – 1997) che come lei, iniziò a muovere i primi passi nel mondo del cinema nel dopoguerra collaborando con i circoli di cinema, scrivendo per ‘Cinema Nuovo’, ‘Bianco e Nero’, ‘Avanti!’, ‘Mondo nuovo’ e curando l’edizione di “Le notti di Cabiria” per la collana di Renzo Renzi ‘Dal soggetto al film’.

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