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Airbnb, su affitti brevi sì a regole nazionali e tutele per i centri storici

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Roma, 29 nov. (Adnkronos/Labitalia) – Airbnb propone una regolamentazione quadro a livello nazionale del fenomeno degli affitti brevi, con tutele speciali per i centri storici delle città d’arte, fino all’eventuale rimozione dell’annuncio, a patto che le nuove misure siano proporzionate e non risultino punitive nei confronti di chi affitta, ad esempio, la casa di famiglia, soprattutto in un momento di crisi economica.

Ad annunciarlo è stato Giacomo Trovato, Country manager di Airbnb Italia, che oggi è intervenuto a Roma al convegno ‘Le nuove frontiere del turismo’, tenutosi a Palazzo Ferrajoli e curato da Formiche. Nell’occasione, è stata presentata una ricerca realizzata da Quorum con il contributo di Airbnb, da cui emerge come 8 italiani su 10 siano favorevoli alla possibilità per i privati cittadini di affittare la propria casa attraverso piattaforme turistiche digitali, e come l’impatto delle locazioni brevi per fini turistici sull’economia delle città sia considerato positivo (82% del campione), pur con alcune preoccupazioni legate ai centri storici (a Venezia scende al 64,2%).

Proprio riconoscendo la delicata situazione di alcune città, l’azienda si è detta disponibile ad intervenire direttamente e ha proposto alcune misure specifiche, in linea con le recenti proposte della Commissione europea sulle locazioni brevi: registrazione nazionale obbligatoria (gli annunci di locazioni brevi pubblicati sulle piattaforme dovranno esporre obbligatoriamente un codice identificativo); condivisione dei dati (la disponibilità di informazioni sui flussi consentirà alle autorità di assumere decisioni in modo informato, e di segnalare eventuali irregolarità); mappatura (identificazione tramite criteri oggettivi, stabiliti a livello nazionale, dei quartieri a forte pressione turistica sui quali intervenire con misure addizionali); tutela della piccola proprietà privata (difendere il diritto di utilizzare le seconde case, disciplinando in modo più stringente solo le attività imprenditoriali).

“Il turismo in appartamento è parte integrante dell’ospitalità made in Italy, apprezzato dai viaggiatori e cruciale per gli host in tempo di crisi economica come quello attuale”, ha spiegato Trovato. Il ritorno dei flussi turistici a livelli pre-pandemia ha però riacceso il dibattito sul futuro dei centri storici. In base al sondaggio, desta preoccupazione il fatto che il turismo stia tornando a concentrarsi nei centri storici delle città più grandi, con possibili conseguenze sulla qualità della vita e difficoltà per i cittadini, ad esempio nella fruizione di alcuni servizi pubblici (timore condiviso dal 64,6% del campione, che sale al 72,6% a Roma e al 79,4% a Venezia).

“E’ giusto riconoscere che i centri storici di alcune città italiane sono in sofferenza, e che le piattaforme come Airbnb debbano dare il proprio contributo. Per questo siamo favorevoli a una legislazione sugli affitti brevi omogenea a livello nazionale, chiara e facilmente attuabile, per trovare un equilibrio fra le esigenze dei residenti e un turismo sostenibile, e crediamo che una cabina di regia guidata dal Ministro Santanchè sia fondamentale”, ha concluso Trovato.

La necessità di non penalizzare senza motivo la piccola proprietà privata emerge chiaramente dal sondaggio Quorum. Per la maggior parte degli host (80%) non è l’home sharing la fonte di reddito principale. Tuttavia, 1 host su 2 ha risposto di affittare per far quadrare i conti e affrontare e il carovita (50,1%): non si tratta perciò tanto di innalzare il tenore di vita, quanto di cercare di mantenerlo in un momento di crisi e economica e forte inflazione. Oltre a poter disporre di un’integrazione del reddito, fra le ragioni che fanno scegliere gli affitti a breve termine, rispetto a quelli a lungo, il 42,4% del campione sostiene di voler poter utilizzare l’appartamento per alcuni periodi dell’anno, mentre il 27,7% degli host dice di avere avuto o di temere brutte esperienze con gli affitti a lungo termine, un dato che cresce sensibilmente nelle grandi città (Roma 47,2%, Venezia 44,6%, Firenze 42,5%).

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