Scambio, baratto, riuso, recupero: nuovi rigattieri in tempi di crisi

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Chi è il rigattiere? Che vuol dire questo termine? Il “ricattiere” – da Re: “di nuovo”, e Captare: ‘cercare di avere’ – è una figura che acquista o recupera oggetti, mobili, abiti usati per poi riadattarli e/o rivenderli. Attività quasi scomparsa, ma che oggi potrebbe tornare d’attualità

"Non ho l’abitudine di buttare le cose che non uso perché credo che una cosa per me inutile, può essere utile ad altri. Ho preso l’abitudine di raccogliere, conservare, passare, scambiare abiti, mobili, oggetti vari. La conferma che non sono una mosca bianca l’ho avuta passeggiando tra i banchi dei mercatini di cose vecchie: ho scoperto in questi luoghi, leggendo interesse e stupore nelle facce dei numerosi visitatori come me, che non esistono cose da buttare. Ho incontrato collezionisti di bambole, pupazzi anni ’60, statuine, pin e stranezze varie, ma anche chi semplicemente cercava ricordi della propria infanzia. Ho aperto i miei armadi, sono salito in soffitta, ho cercato in cantina: ho cose vecchie, abiti che non indosso più, giocattoli, oggetti di casa. A qualcuno potrebbero servire. Ho provato a chiedere nella mia cerchia di amici e ciò che non interessa a loro mi sono deciso a metterlo in vendita, ad un prezzo simbolico. Forse una delle mie cose può servire anche a te".

Questo annuncio apparso sul noto portale internazionale di compravendita tra privati "eBay", ci da il senso di quanto ognuno di noi abbia conservato e riposto negli anni per scoprire all’improvviso di essere circondato da cose inutilizzate. Cose che oggi possono tornare ad una nuova vita, andare ad un nuovo utilizzatore, ad un nuovo proprietario, piuttosto che finire come rifiuti all’angolo di una strada.

Stampa Alternativa pubblicava nei lontani anni ’80 un titolo molto curioso: "Scene di lotta tra i cassonetti", un esilarante libretto che raccontava di "ritrovamenti importanti" e di ordinaria miseria, tra i rifiuti della società opulenta. E che rivelava quanta ricchezza in fondo viene percepita come "scarto", "rifiuto", "avanzo" da gettare. Molti enti ed associazioni benefiche, ma anche privati, si impegnano da anni in attività di recupero dei prodotti alimentari invenduti, per favorire famiglie e persone povere, bisognose di cibo. Banco Alimentare, Caritas, Comunità di Sant’Egidio ne sono autorevole espressione. Forse questo è un indicatore sufficiente per farci comprendere effettivamente quanto valore tutti noi possiamo mettere nuovamente in circolazione, percependo innanzitutto che ciò che non ci occorre – ma che è in buono o addirittura perfetto stato – può tornare a nuova vita.

Qualche sera fa camminando in una strada nota dell’antiquariato, proprio nel centro di Roma, ho visto in vetrina un bellissimo baule in legno e ferro fine ’800, in uso ai tempi come contenitore per la biancheria, ma anche come bagaglio, grazie ai manici laterali. Un oggetto di un certo valore: sul cartellino c’è scritto Euro 600,00. Per un attimo ho come l’impressione di averlo già visto. Rifletto qualche secondo ancora. Sabato scorso accanto ai cassonetti ne avevo visto uno: un po’ impolverato, sì, ma identico a questo. (Vincenzo Nizza)

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"Scene di lotta tra i cassonetti", banco alimentare, Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Recupero, riuso, scambio, Stampa Alternativa

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