Coronavirus, Landazabal (Gsk): “Si poteva prevenire, ora scommessa su innovazione”

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Roma, 16 ott. – (Adnkronos) – Lo scoppio di una pandemia di coronavirus “non era assolutamente prevedibile ma avremmo potuto comunque prevenirlo: conosciamo le pandemie del passato, come Sars ed Ebola, e basandoci su quelle avremmo potuto prepararci meglio, come società”. Lo spiega all’Adnkronos Fabio Landazabal, presidente e ad di Gsk Italia, riconoscendo come “c’è una ‘nuova normalità’ che dobbiamo tenere a mente, anche indossando le mascherine e che ci permetterà di essere pronti al futuro dal momento che chiaramente il Covid non è l’unico virus che potrebbe passare da animali a umani”.

Per il manager di GlaxoSmithKline “una delle migliori prevenzioni è quella di investire nell’innovazione e nelle soluzioni. Solo l’innovazione che ci permetterà di superare le sfide poste dal Covid e questa è nel nostro dna, è una delle ragioni con cui vogliamo dare valore ai pazienti”.

Con un riferimento all’impatto, pesante in alcune realtà, di malattie come il tetano, la difterite, la pertosse, la poliomielite o anche altre come il morbillo, pronte a risorgere se l’attenzione cala, Landazabal ricorda come per GSK “il focus non è solo sul Covid perché cerchiamo, con il resto dell’industria farmaceutica, di trovare farmaci per molte altre malattie”.

In materia “di prevenzione e vaccini, GSK è un’azienda leader e sentiamo una grande responsabilità di fornire soluzioni alla nostra società” davanti alla sfida del coronavirus, ha spiegato Landazabal sottolineando come questa responsabilità si sia esplicata “soprattutto attraverso la collaborazione” con altre aziende.

“Al momento – spiega – ne abbiamo molte in corso, abbiamo aperto le nostre piattaforme, che sono le più avanzate sui vaccini, e portiamo avanti la principale collaborazione, senza precedenti, con Sanofi” per la definizione un vaccino “che sta procedendo verso la fase 3 e potrebbe essere disponibile per la prossima estate”.

Ma Landazabal ricorda anche che in Gsk “stiamo anche preparando trattamenti perché i vaccini non sono l’unica soluzione: stiamo sviluppando due anticorpi monoclonali e anche questi stanno entrando nella fase 3” e “probabilmente questi farmaci- conclude – saranno prodotti, in toto o in parte, in Italia, grazie anche al contributo di ricercatori italiani”.

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