Concretezza e mentalità le chiavi per l’economia circolare

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Roma, 28 ott. (Adnkronos) – Quali sono le opportunità che si possono inserire in un momento di grande cambiamento come questo, in cui stiamo affrontando trasformazioni digitali e soprattutto una pandemia globale? La risposta alla domanda è l’economia circolare, il tema al centro della tavola rotonda intitolata ‘Circular economy supporting ecosystem’, che si è svolta all’interno del forum sull’economia circolare di Milano.

“Siamo in un momento di grandi opportunità in cui poter fare dei cambiamenti e imparare come ci si deve comportare in questo nuovo mondo – ha esordito Federico Luperi, Responsabile Digital Pr dell’Adnkronos e moderatore dell’incontro – dobbiamo trasformare le idee tradizionali guardandole da un altro punto di vista”.

Una buona parte del percorso da fare riguarda dunque la mentalità e la cultura. Per esempio, hanno concordato i relatori, seguendo le indicazioni che ad oggi arrivano dalla Commissione europea e dagli strumenti per la ripresa messi in campo, a partire dal green new deal e dal recovery fund.

È tutto collegato alle abitudini e alla mentalità, come spiega in un esempio Elena Jachia, Environmental Sector Director della Fondazione Cariplo: “Il riciclaggio della plastica non è abbastanza perché la produzione di plastica si raddoppierà entro il 2025 e, sebbene disponiamo di incredibili tecnologie per il riciclaggio e lo stiamo aumentando, non è abbastanza. Non vinceremo la battaglia contro la plastica se non la usiamo nel modo giusto, per esempio non utilizzando materiali che hanno la durata per un singolo uso, questo è senza senso da un punto di vista di consumo energetico e dal punto di vista della mancanza di materiali che stiamo affrontando”.

Nel caso dell’Italia, però, l’attenzione all’economia circolare è più alta di quanto ci si possa aspettare: “L’Italia è tra i paesi che hanno più compagnie di economia circolare – spiega Luca dal Fabbro, vicepresidente del circular economy network – il nostro indice di circolarità è oltre la media. Molte aziende applicano i principi per necessità, perché il nostro paese è povero di materiali, per cui abbiamo imparato prima di altri a riciclare e a usare i materiali in modo migliore. Tuttavia siamo circolari non perché siamo più smart rispetto agli altri, ma perché ne abbiamo bisogno. L’impegno dovrebbe essere quello di rendere queste compagnie dei modelli europei”.

Tuttavia se il nostro paese parte bene sul tema dell’economia circolare, molto ancora deve essere fatto: “In Italia abbiamo tanti strumenti che però vanno resi più concreti, concretezza deve essere la nostra parola chiave – spiega Katiuscia Terrazzani, Managing Director di Ayming Italy – un esempio di ottimo strumento che abbiamo in Italia è il tax credit il quale, con il giusto approccio, può essere usato in chiave green”.

L’economia circolare e la sostenibilità possono portare avanti progetti molto ambiziosi, come quelli presentato da Paolo Naldini, direttore della Cittadellarte – Fondazione Pistoletto: “A Biella ci sono tante terre abbandonate, ma contemporaneamente ci sono tante persone che hanno necessità di coltivare per i propri bisogni o per far partire un business, quindi cerchiamo di riutilizzare queste terre. Il secondo progetto riguarda la moda. Con tante compagnie coinvolte nella sostenibilità abbiamo creato una piattaforma per poter capire come ricavare nuovi filati dagli scarti. Infine il nostro terzo progetto riguarda l’architettura, siccome in questa area dell’Italia ci sono le risaie, abbiamo deciso di usare la paglia di riso per costruire case”. Il tutto con concretezza e cambio di mentalità.

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