La raccolta differenziata che conviene. Galline, pecore e fantasia

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Gli scarti alimentari, nel Cantone di Podensac, vengono smaltiti dalle galline sul balcone

 

Chi lo ha detto che le politiche di riduzione dei rifiuti richiedono grossi investimenti e rigide regole? A volte serve anche un po’ di creatività e la voglia di adottare nuove e più salutari regole di vita. Lo sanno bene gli abitanti del Cantone di Podensac, vicino Bordeaux. Philippe Meynard, sindaco di Barsac e capo della Comunità dal 2008 ha deciso di coinvolgere i cittadini nella sua lotta ai rifiuti.

Una battaglia che ha condotto con determinazione e fantasia e i risultati gli hanno dato ragione. Il sindaco è diventato famoso con l’iniziativa che ha visto utilizzare le galline come “inceneritori” naturali di rifiuti organici. Alle famiglie che ne hanno fatto richiesta, l’amministrazione comunale ha assegnato due galline  che mangiano gi scarti organici e garantiscono così un riciclo “eco”. In cambio le famiglie che le hanno adottate possono usufruire di uova fresche tutti i giorni. Uno scambio vantaggioso, tanto che oggi si contano all’incirca 1.700 polli e l’iniziativa è stata replicata in molti comuni limitrofi. Del resto, si calcola che le galline ovaiole siano in grado di “spazzolare” almeno 150 chili di rifiuti alimentari in un anno e assicurare, nello stesso periodo, circa 200 uova. E le galline permettono a ciascuna famiglia di risparmiare circa 60 euro sul costo della raccolta rifiuti a cui va aggiunto il risparmio nell’acquisto di uova.

Le famiglie che aderiscono all’iniziativa devono comunque rispettare regole precise. Innanzitutto vanno tenute almeno due galline, perché si tratta di animali sociali che soffrono la solitudine. Non devono essere tenute in gabbia, e mantenute per due anni (la vita media delle ovaiole). L’impegno è anche di non chiedere danni al Comune in caso di malattie e soprattutto di non prendere un gallo, per garantire la quiete collettiva.

Sarebbe naturalmente assurdo pensare che il problema dei rifiuti possa essere risolto con qualche centinaia di polli. Ma è la politica seguita da Meynard è stata quella di introdurre piccoli e grandi novità, coinvolgendo i cittadini e spiegando loro l’importanza delle loro azioni. I risultati sembrano dargli ragione. Il numero di rifiuti prodotti è sceso del 37%, la raccolta differenziata è cresciuta del 30% , la raccolta del vetro balzata addirittura ad un +80%,  l’isola ecologica comunale ha visto crescere gli accessi del 50%.

Dal 2009 la comunità ha deciso che la tassa rifiuti sarebbe stata fatturata a carico di ciascuna famiglia sulla base dei rifiuti prodotti. Probabilmente l’unico modo per stimolare e chiedere ai cittadini un impegno serio nella raccolta differenziata. Ovvero, lo spirito ambientalista può molto, ma molto di più può il portafoglio. Meynard segue un principio semplice: “se le famiglie accettano un contatore per misurare il consumo di elettricità perché lo stesso non dovrebbe accadere con i rifiuti?”.

Mettere in pratica il principio non è stato facile, ma l’amministrazione ha tentato di coniugare l’intransigenza nel rispetto delle regole e un sostegno rapido ed efficace per superare le difficoltà incontrate dalle famiglie. L’ammontare delle multe è molto più alto del costo della tassa per una famiglia di quattro persone, i controlli sono assidui, le regole precise. Accanto ai controlli però il comune garantisce gli strumenti di aiuto per sostenere i cittadini nella sfida ai rifiuti: sono stati creati otto centri di raccolta, sviluppata la capacità delle isole ecologiche, moltiplicate le campane per la raccolta del vetro, potenziato il servizio di raccolta a domicilio dei rifiuti ingombranti. E poi ci sono alleati preziosi. Come le tre pecorelle che ‘tagliano’ l’erba attorno alla nuova stazione di depurazione delle acque e fanno risparmiare al comune circa 11mila euro l’anno. Daisy, Libellula a Mimosa, sono state presentate ufficialmente alla popolazione e da allora lavorano alacremente. E poi c’è il pollaio pubblico accanto alla mensa scolastica.

Naturalmente le difficoltà ci sono state, i cittadini temevano di vedere i loro cestini pieni di rifiuti gettati da qualcun altro. Ma la campagna di sensibilizzazione e comunicazione sembra aver funzionato, a riprova che con politiche serie, determinazione e volontà i rifiuti da far finire in discarica possono diventare realmente una percentuale residua

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