Scienze: perche’ a volte arrossiamo quando ci guardano negli occhi?

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A volte ci capita di arrossire quando ci guardano dritto negli occhi. Diversi studi scientifici provano a spiegarci quali sono i processi cognitivi alla base di questo contatto visivo diretto

A volte ci capita di arrossire quando ci guardano dritto negli occhi. Vi siete mai chiesti perché succede? Diversi studi scientifici provano a spiegarci quali sono i processi cognitivi alla base di questo ‘contatto visivo diretto’.

La prima ricerca, portata avanti dal Laboratory of Psychopathology and Neuropsychology dell’Università di Parigi, prende innanzitutto in considerazione che il contatto visivo tra due persone implica una rielaborazione mentale dell’immagine del proprio corpo, una sorta di empatia visiva per cui ci vediamo attraverso gli occhi dell’altro/a, che diventano uno specchio per il nostro corpo. Ciò può farci provare imbarazzo o addirittura fastidio. 

Uno studio condotto dall’Università di Tokyo però, aggiunge che l’effetto ‘rossore’ del contatto visivo, avviene soprattutto da una differenza di ‘genere’ (come spesso ci capita di constatare nella vita comune di tutti i giorni): la donna arrossisce generalmente più dell’uomo, soprattutto quando si trova in compagnia di qualcuno che le piace.

Un altro studio, pubblicato due anni fa su Biology Letters dai ricercatori inglesi dell’Università di Saint Andrews, indagando questo fenomeno tramite termografia, aveva inoltre dimostrato che il rossore compare soprattutto in tre regioni facciali (area periorbitale, naso e bocca) e si scatena quando lo sguardo diretto negli occhi dell’altra persona entra poi ‘reciprocamente’ in contatto con particolari zone del corpo: braccia, palmo delle mani, viso o petto.

Ad ogni modo, molti ricercatori concordano sul fatto, che il contatto visivo oltre a coinvolgere maggiormente due persone di sesso opposto, sia un tipo di interazione profondamente influenzata anche dagli aspetti culturali: se si guarda fisso negli occhi una ragazza giapponese ad esempio, questa verrà messa sicuramente in imbarazzo perché, come dimostrato da uno studio dello scienziato Hironori Akechi, il contatto visivo in Giappone è culturalmente meno tollerato che in Occidente. Questo perché in Giappone la comunicazione è impregnata di ambiguità e silenzi (regola dell’aimai), e la ricerca di un contatto visivo diretto con gli occhi, rappresentando una rivelazione diretta dell’altra persona, costituisce un tabù sociale.

C’è infine l’aspetto fisiologico da considerare. Una risonanza magnetica funzionale del cervello, ha da tempo dimostrato che il contatto visivo attiva quello che viene chiamato ‘cervello sociale’, che si sviluppa già nei primi giorni di vita di una persona alla vista di volti familiari, come quello della mamma. I neonati mantengono più a lungo lo sguardo su chi li guarda negli occhi, rispetto a chi invece li guarda solo in volto. Anche da adulti riconosciamo prima chi ci guarda negli occhi e lo sguardo diretto innesca fenomeni fisiologici più accentuati rispetto quando siamo guardati indirettamente (variazioni di conduttanza cutanea o battito cardiaco).

(ml)

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