Il Giappone uccide le balene con pretesti scientifici

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Prosegue la polemica sulla caccia alla balena nel paese del sol levante. Nessuno crede alle ‘finalità scientifiche’

Questa settimana si incontrano i maggiori esperti mondiali in tema di balene all’International Whaling Commission Scientific Committee meeting e tra gli obiettivi dell’incontro c’è il fatto di chiarire che la caccia alle balene portata avanti dal Giappone non ha alcun fine scientifico.

Si tratta di una pesante bocciatura del programma di caccia presentato dal paese del sol levante. Anche la corte internazionale di giustizia dell’Aia lo scorso anno aveva stabilito che la caccia giapponese alle balene dovesse fermarsi.

Secondo gli esperti, questo nuovo ‘progetto’ giapponese non necessita della caccia, e quindi della morte dei cetacei. Sarebbe una scusa. In pratica il paese nipponico starebbe ‘mascherando’ la caccia con finalità scientifiche, ma questa tattica è stata respinta dalla dagli esperti della Commissione internazionale per la caccia alle balene.

La questione è aperta da tempo perché il Giappone sostiene che i grandi cetacei non siano in pericolo di estinzione e che la loro carne faccia parte della loro tradizione culinaria.

La pratica è bandita dal 1986, ma con il pretesto di finalità scientifiche sono state uccise già 10.000 balene. La scorsa estate il Giappone decise di riprendere la caccia alle balene nell’oceano meridionale nonostante le Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia avesse stabilito, in aprile, che il programma di caccia della sua flotta ogni estate australe dovesse cessare in quanto condotta a fini commerciali e non scientifici. 

a.po

 

 

 

 

 

 

 

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Aia, Balena, caccia, International Whaling Commission, wwf

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