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Il viaggio delle nanoplastiche nella catena alimentare

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Più piccole delle microplastiche, le nanoplastiche potrebbero essere anche più pericolose

Uno studio pubblicato su Nano Today ha mostrato come le nanoplastiche, frammenti di plastiche che misurano meno di un micrometro, che corrisponde ad un centinaio di millimetro, siano in grado di risalire la catena alimentare, passando dalle piante agli organismi più complessi.

Nell’esperimento, una lattuga di 250 è stata alimentata con particelle di nanoplastiche (polistirene e polivinilcloruro) e dopo due settimane è stata somministrata come pasto alle larve di mosca, che dopo cinque giorni sono state a loro volta date in pasto ai rutili, una specie di pesce.

Una volta terminato l’esperimento sia la pianta che gli animali sono stati dissezionati e esaminati: le nanoplastiche sono state rinvenute nelle branchie, nel fegato e nell’intestino del pesce, nella bocca e nelle viscere degli insetti e nelle foglie della lattuga.

I due tipi di plastica somministrati alla lattuga sono stati assorbiti in modo diverso dalla pianta che ha assunto meno polistirene e più polivinilcloruro, che di conseguenza è stato trovato in maggiori concentrazioni anche negli altri due animali.

Secondo i ricercatori le nanoplastiche sono più pericolose delle microplastiche in quanto essendo di dimensioni minori, possono passare più facilmente attraverso barriere fisiologiche che erano invece resistenti al passaggio delle microplastiche.

Per questo invitano la comunità scientifica a effettuare studi più approfonditi e avvisano le autorità competenti riguardo ai rischi che potrebbe comportare per gli animali e anche per l’uomo che se ne ciba, la presenza di nanoplastiche nei terreni.

Luna Riillo

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