Fave, l’ortaggio che combatte l’anemia

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Le fave fresche primaverili sono efficaci nella cura dell’anemia. E per l’alto contenuto di fibre sono indicate nelle diete depurative, storia e proprieta’ di un legume particolare

E’ tempo di fave. La primavera porta con sé il sole e buoni cibi. Tra i legumi che in questi mesi troviamo nel banco frutta ci sono anche le fave fresche, custodite in baccelli verdi. Le fave, probabilmente originarie dei paesi asiatici, vennero poi coltivate da egiziani, romani e greci e la loro coltivazione è fonte di nutrizione ancora oggi, soprattutto in Germania, Italia e Cina.

Le fave contengono proteine, vitamine, fibre e anche calcio, fosforo, sodio, potassio, ferro, magnesio, zinco e selenio. Composte il loro 80% di acqua le fave sono tra tutti i legumi quello meno calorico, ma comunque hanno un alto potere nutritivo.

Un amminoacido contenuto nelle fave si dice che alzi la concentrazione di dopamina nel cervello, una sostanza presente in alcuni farmaci utilizzati per la cura del morbo di Parkinson. La presenza abbondante di fibre alimentari nelle fave favorisce l’attività dell’intestino contribuendo all’eliminazione di tossine e scorie e  la vitamina C protegge l’organismo dalle malattie e permette l’assorbimento del ferro contenuto nelle fave stesse. Ed è per questo che le fave sono particolarmente indicate per i soggetti che soffrono di anemia.

(GC) 

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