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Quando gli uomini scompaiono…

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Nei luoghi abbandonati dopo il disastro di Fukushima prospera la fauna selvatica

È sempre colpa nostra. Già. E anche se può sembrare una battuta, il senso è profondamente vero: dove l’uomo inizia a costruire, si estinguono le specie e si perde la biodiversità, causando effetti a cascata sugli ecosistemi.

È proprio così che si apre un nuovo studio dell’Università della Georgia, pubblicato sulla rivista Journal of Frontiers in Ecology and the Environment, prevedendo che questi effetti sulla Terra peggioreranno man mano che la popolazione umana continuerà a crescere.

Vicino a questa pessima notizia, ce ne è anche un’altra, che racconta come, però, alcuni ecosistemi abbiano dimostrato che forse si può tornare indietro: visto che sono come «rinati», dopo che sono stati liberati dalle pressioni artificiali dell’Antropocene. Infatti, quello che di solito è il risultato degli sforzi di conservazioni, in qualche caso può avvenire in maniera naturale.

Gli scienziati, infatti, hanno scoperto che, quasi un decennio dopo l’incidente nucleare di Fukushima Daiichi dell’11 marzo 2011, le aree prive di vita umana si sono ripopolate di animali selvatici, nonostante la presenza di contaminazione radiologica.

È successo lo stesso anche a Chernobyl, che ormai è diventato un santuario della fauna selvatica accidentale in cui si fanno anche dei tour naturalistici .

Per fare questa scoperta, il team ha utilizzato i dati fotografici di 106 siti di telecamere che inquadravano tre diversi tipi di zone:
 quelle in cui gli umani erano assenti;
 quelle in cui gli umani erano limitati;
 quelle in cui gli umani erano presenti e abitavano.

Hanno individuato almeno 80 esemplari tra cinghiali, procioni, lepri giapponesi, macachi, tassi, volpi e molti altri, trovando prove del fatto che gli esemplari erano aumentati in seguito dell’evacuazione delle persone.

Purtroppo non sappiamo come stanno come questi animali, perché lo studio non si occupava di questo. E quindi non sappiamo nemmeno cosa gli possa succedere in futuro. Quello che sappiamo è che quando gli uomini scompaiono, la natura si riprende il suo spazio.

 

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