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Coronavirus: una Design Force per progettare il futuro post Covid-19

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Milano, 13 mag. (Labitalia) – Lombardini22 partecipa alla Design Force costituita dal DesignTech Hub di Mind Milano Innovation District, per immaginare il nuovo mondo in cui vivremo post Covid-19. La task force, composta da primari studi di architettura e design, al fianco di professionisti del mondo della ristorazione, della scuola e della sanità, ha stilato una serie di linee guida e spunti concreti per individuare possibilità e soluzioni che integrino design e tecnologia, nel breve, medio e lungo periodo. ‘DesignTech for Future’ è stato sviluppato a partire da tavoli di lavoro tematici che hanno indagato la trasformazione degli spazi della vita quotidiana, rendendoli sicuri e adatti alla socialità post pandemia, in diversi ambiti, dal real estate all’education, dall’abitare agli spazi ufficio, anche con la declinazione specifica del mondo delle banche, dai luoghi della salute ai ristoranti, dal mondo retail a quello dell’accoglienza, con focus sulla mobilità, sulla social innovation, sulla supply chain e sugli spazi pubblici.

Degw, brand del Gruppo Lombardini22 ha contribuito attivamente alla realizzazione del White Paper ‘DesignTech for Future’ focalizzandosi nella riflessione sui Workplace post Covid19, con il supporto di Workitect. Alessandro Adamo, partner di Lombardini22 e director Degw, commenta: “Siamo orgogliosi di aver potuto dare un nostro primo contributo in questa rete di eccellenze, nata dalla collaborazione di discipline diverse e da un impegno concreto e fattivo di tutti nella ripresa del Paese. Ci siamo concentrati sugli spazi ufficio dove è fondamentale mantenere il senso di appartenenza, rivedere il paradigma organizzativo e inserire le giuste tecnologie per garantire alle persone luoghi di lavoro accoglienti e sicuri. Per ridefinire le nuove densità, i nuovi flussi e individuare linee guida praticabili per il domani è necessaria una visione a 360 gradi che integri design, tecnologia, cultura manageriale, gestione degli ambienti, sensibilità e operatività dei lavoratori”.

Le comunità lavorative sono da tempo entità miste fisico/virtuali, solo parzialmente legate a un luogo tangibile. Il Covid19 ha estremizzato questa polarità spostando i pesi sul versante digitale. Il rientro fisico porrà nuovi problemi alla fluidità degli spazi, all’ibridazione funzionale, alle ‘collisioni’ tra persone e business diversi. È una sfida tecnico-sanitaria ma anche simbolica. Infatti, il valore percepito dello spazio fisico resta cruciale per l’equilibrio organizzativo: vi si distilla la cultura d’impresa, è lo spazio relazionale dove si costruiscono comunità. È luogo di incontri, opportunità e scambi di idee, punto nevralgico per relazioni e generatore di senso d’appartenenza.

Nell’immediato, serve bilanciare fattori oggettivi (in funzione delle normative) e soggettivi (percezione del rischio): sono richiesti prudenza, gradualità di rientro e chiari programmi di comunicazione (change management). La componente manageriale ha in questa fase un’importanza strategica fondamentale. Tema che si declina su due livelli interagenti: livello ‘hard’ degli spazi fisici (space planning, interior design, impianti) e livello ‘soft’ dei nuovi comportamenti (policy d’uso) e delle tecnologie. Si dovrà inoltre considerare una nuova prossemica relazionale specifica: le distanze intime o personali (<0,51,2m), sociali (1,23m), pubbliche (>3m) subiranno alterazioni in base a background culturali, carattere delle persone, task e modelli di business.

In generale, si dovrà accelerare verso modelli evoluti che prevedano engagement, fiducia, delega, responsabilità diffusa, focus sui risultati e non sulla presenza: è la leva culturale dello smartworking vero e proprio. Stiamo conoscendo solo una parte di questo percorso, il telelavoro, ma lo smartworking è un più compiuto paradigma organizzativo: un modello in grado di fornire i giusti spazi e le corrette attrezzature per ogni task in ampie aree di supporto (activity based), che promuove mobilità e dinamicità (active design) e quindi benessere psicofisico, scambio di conoscenza attraverso il desk sharing, interazione a distanza con singoli e team virtuali, accompagnato da clean desk policy.

“Ci siamo chiesti se sarà ancora auspicabile una volta rientrati in ufficio. Crediamo che sia il modello più adatto alla costruzione del giusto stato mentale per far fronte a una nuova sensibilità, attenta a corrette forme di convivenza e all’igiene, ma proiettata al superamento delle separatezze che potremmo aspettarci”, sottolinea. Non sarà solo la tecnologia a offrire gli strumenti per la ripartenza. Lo sono e lo saranno sempre di più anche interior materici e naturali da progettare con nuove attenzioni e affrontando il tema della paura e dello stress. Un approccio oggi più che mai attuale è la biofilia. È dimostrato come il design biofilico sia fondamentale per la salute fisica e mentale, ridurre lo stress in tutti i tipi di ambiente, e aumentare il benessere, la creatività e la produttività.

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