Le buste di plastica? Si riciclano e diventano carburante

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Le buste di plastica si potranno trasformare presto in una risorsa riutilizzabile grazie a due innovativi processi chimici messi a punto da un team di scienziati americani e indiani

Le buste di plastica si riciclano e diventano carburante. Sarebbe questo, in sintesi, il risultato più promettente raggiunto da un team di ricercatori americani del ‘Sustainable Technology Center’, dove è stato sviluppato un processo in grado di convertire le buste di plastica in diesel, gas naturale e altri prodotti utili.

Le buste di plastica, da sempre fonte abbondante di rifiuti in mare e sulla terraferma (progressivamente messe al bando da diversi Paesi in tutto il mondo), si potranno quindi trasformare presto in una risorsa riutilizzabile. Gli scienziati assicurano infatti che con la nuova tecnica di ‘conversione’ si ricaverà energia a costi sostenibili: in un articolo pubblicato sulla rivista ‘Fuel Processing Technology’, viene spiegato come, attraverso un particolare utilizzo della ‘pirolisi’ (ossia il processo di decomposizione termochimica ad alta temperatura in totale assenza di ossigeno) sia possibile recuperare dalle buste di plastica quasi l’80% di combustibile, mentre dalla semplice distillazione del petrolio si riesca ad ottenere solo il 50-55% di carburante.

Dalle buste di plastica si potranno quindi ricavare combustibili per le auto e il trasporto in generale, come ad esempio il diesel, che può essere miscelato con il gasolio a basso tenore di zolfo e con il biodiesel. Oltre al diesel, si riusciranno inoltre ad ricavare anche altri prodotti come il gas naturale, la nafta solvente, la benzina, le cere e gli olii lubrificanti dei motori.

Ricavare energia dalle buste sta diventando anche uno degli obiettivi di alcuni chimici indiani della ‘Centurion University of Technology and Management’ che, a loro volta, stanno lavorando ad uno speciale processo per ottenere combustibile liquido da un polimero comune, il polietilene a bassa densità (LDPE), normalmente impiegato  per realizzare molti tipi di contenitori, attrezzature mediche, componenti di computer e, naturalmente, i sacchetti di plastica. Nel nuovo approccio, il team riscalda la plastica tra 400 e 500 gradi Celsius impiegando il ‘caolino’, un minerale argilloso, come catalizzatore. Questo fa sì che le lunghe catene polimeriche del polietilene si spezzino in un processo noto come degradazione termo-catalitica. Il risultato del processo sono piccole molecole di 10-16 atomi di carbonio, un prodotto chimicamente simile ai combustibili tradizionali. La squadra ha ottimizzato la reazione fino ad un rendimento del 70%, ovvero per ogni chilogrammo di rifiuti plastici si ottengono 700 grammi di combustibile liquido. Attualmente, entrambi i processi illustrati per la riconversione delle buste di plastica in carburante, sono ancora relegati ad una fase sperimentale, fino a quando il loro inserimento all’interno dei procedimenti industriali non porterà finalmente al conseguimento di risultati positivi per l’ambiente. Secondo il ‘Worldwatch Institute’ infatti, solo negli Stati Uniti si gettano via 100 miliardi di sacchetti di plastica all’anno, e l’Agenzia statunitense per la protezione ambientale riferisce che solo il 13% viene riciclato. La maggior parte invece, finisce nelle discariche o nei corsi d’acqua e in mare.

(Matteo Ludovisi)

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