**Superbonus: ‘blitz’ Draghi su dl anti-frodi, decisi su riforme contro ‘non governo’** (2)

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(Adnkronos) – Da qui l’idea di un dl ad hoc che rafforzi i controlli preventivi, lasciando presupporre anche un aumento di gettito per le casse dello Stato. Quello che fino a oggi è stato indebitamente tolto potrebbe tornare indietro con gli interessi. Il decreto prevede che sia lo sconto in fattura che la cessione di credito possano essere bloccati dall’Agenzia delle Entrate, fino a 30 giorni, se vengono ravvisati “profili di rischio”. E anche il visto di conformità ne uscirà rafforzato.

Non solo. A Draghi non sfugge il rincaro dei prezzi, una speculazione legata all’aumento esponenziale del ricorso al superbonus. Dunque propone di prevedere un ‘prezzario’ che tenga a bada i prezzi, ad esempio, di caldaie, pannelli solari e tutti i materiali diffusamente utilizzati. Perché se è vero che il bonus è finalizzato a consentire la riduzione delle emissioni, o quanto meno è stato pensato per questo, vero è che il risultato che ne sta uscendo appare a tratti ‘dopato’, e non solo sul fronte delle frodi. Draghi ricorda a tutti i presenti, anche in vista dell’approdo in Cdm della relazione da inviare alle Camere sul Pnrr, che la fiducia dei cittadini è un bene da preservare, le risorse vanno usate con onestà ed equità.

E chiarisce ai più scettici, preoccupati dai controlli eccessivi, che arginare le frodi è la condizione sine qua non per preservare i bonus edilizi. In cabina di regia Draghi improvvisa infatti una sorta di lezione, ricordando la sfiducia del cittadini quando, negli anni ’70, i fondi per lo sviluppo in Biafra finirono in parte in fumo, sbriciolati dalla corruzione. Minando così la fiducia dei cittadini. Quando termina la riunione il testo è tutto da scrivere, qualcuno teme che l’approdo in Cdm slitti. Non Draghi, deciso a non perdere un minuto in più. In Consiglio dei ministri il capodelegazione del M5S, Stefano Patuanelli, tenta un’ultima mediazione, chiede che il dl diventi un emendamento. Il premier non concede margini, il decreto va al voto del Cdm, passa all’unanimità. Un altro tassello sulla strada delle riforme, tenendo a bada il rischio di ‘non governo’, di palude, di immobilismo. La Malfa docet.

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