Sia: ‘Alcol peggiora danni da Covid e rischi intubazione’

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Roma, 1 ott. (Adnkronos Salute) – “L’alcol e in particolare l’etanolo peggiorano i danni causati dal Covid-19 e viceversa il coronavirus può ulteriormente aggravare le condizioni del fegato grasso alcol-correlato”. Lo afferma Gianni Testino, presidente della Società italiana di alcologia (Sia) e primario Struttura complessa Dipendenze ed epatologia dell’Asl3 Liguria, a margine del primo appuntamento della campagna formativa “Alcohol Hub”, promosso dalla Sia con la sponsorizzazione non condizionata di Alfasigma.

“In un Paese in cui ci sono 34 milioni di consumatori di alcol di cui 12 milioni che ne fanno uso giornaliero, è imprescindibile lanciare questo appello: chi beve, diminuisca l’apporto. Chi non beve, invece, non inizi a farlo perché spinto da quelle fake news che girano online – prosegue Testino -. Non è vero che l’etanolo disinfetta e nemmeno che debella il virus del Covid e aumenta le difese immunitarie. Al contrario l’etanolo aumenta i recettori Ace2 per Covid. Oltre a questo, i fegati grassi da alcol sono più fragili e la sovrapposizione con il virus del Covid peggiora la prognosi del paziente. Inoltre, l’etanolo distrugge le giunzioni cellulari in sede alveolare polmonare e favorisce la sovrapposizione batterica nonché lo ‘tsunami citochimico’ con incremento del rischio di intubazione”.

Questi e tanti altri gli spunti di riflessione emersi durante il progetto di formazione, alla sua seconda edizione, che si pone l’obiettivo di far acquisire ai partecipanti le conoscenze necessarie per il trattamento dell’intossicazione acuta alcolica, della sindrome da astinenza da alcol e della prevenzione della ricaduta, sia come mantenimento della completa astinenza da bevande alcoliche che come riduzione del consumo di forti dosi di alcol nei pazienti affetti da Disturbo da uso di alcol (Dua).

“Da febbraio a giugno di quest’anno – riferisce Testino – il 20% dei pazienti ha vissuto una ricaduta alcolica con scompenso epatico. Vi è stato anche un incremento del 15% di nuovi pazienti alcol dipendenti. Erano già consumatori sociali che hanno spinto il loro continuum alcolico verso la dipendenza. La maggior parte di questi ci sono stati segnalati da telefonate di allarme arrivate dalle famiglie disperate perché molti dei servizi di supporto erano chiusi. Il nostro reparto – riferisce – non ha chiuso”. Anzi, la Società italiana di alcologia ha proposto – e il reparto di Dipendenze ed Epatologia, Asl3 Liguria per ora è l’unico ad averlo attivato – l’istituzione di un caregiver formale che rappresenti un punto di contatto tra famiglia e servizi al paziente in modo da ridurre gli accessi al pronto soccorso e attivare percorsi specifici e urgenti di trattamento.

La cirrosi è causata nella maggior parte dei casi o dall’epatite virale C o dall’abuso di alcol. Tuttavia, se nel trattamento dei sintomi legati alla patologia virale sono stati fatti dei passi avanti, nel percorso terapeutico per chi è affetto da Dua c’è ancora molto da lavorare e negli ultimi anni la percentuale delle persone che sviluppa la cirrosi a causa dell’abuso di alcolici è in aumento soprattutto in giovane età. “Si comincia a bere prima, ma soprattutto fuori pasto – conferma l’esperto – e non mi meraviglio che abbiamo portato un ragazzo a 37 anni in sala operatoria per un trapianto di fegato”.

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