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Pd, conti 2019 in attivo ma scissione Renzi pesa sulle casse

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Roma, 13 lug. (Adnkronos) – di Vittorio Amato

I conti del Pd tornano a sorridere. Almeno in parte. Grazie al boom del 2 per mille, stimato oltre 8 milioni di euro, e ai ‘contributi’ di senatori e deputati, pari quasi a 3 milioni di euro. Dopo un 2018 caratterizzato dal segno meno, il 2019 si è chiuso, infatti, con un avanzo di esercizio di quasi 700 mila euro, che ha ridotto la ”consistenza negativa del patrimonio netto a 2 milioni 538mila euro”. Secondo l’ultimo bilancio, relativo al 31 dicembre scorso, il rendiconto finanziario del partito presenta un attivo, per l’esattezza, di 682mila 800 euro, ”dopo aver effettuato ammortamenti, svalutazioni e accantonamenti per 1 milione 110 mila euro”. A pesare sulle casse, però, oltre al ‘passivo’ di 7,6 milioni di euro, la scissione dei renziani del marzo scorso con la fuoriuscita di 39 parlamentari, e le varie campagne elettorali, dalle europee alle regionali, passando per le primarie conclusesi con la vittoria di Nicola Zingaretti, diventato il nuovo segretario al posto di Maurizio Martina.

Carte alla mano, tra propaganda, organizzazione di eventi e sondaggi, sono stati spesi quasi 6 milioni di euro. Basti pensare che solo per le elezioni del Parlamento Ue la sede nazionale Dem ha investito 2 milioni 600 mila euro, a cui bisogna aggiungere i circa 3 milioni di euro sostenuti dalle strutture regionali e provinciali. Senza contare ii costo della gestione della sede storica di Largo del Nazareno (371mila euro), i 158 mila euro di bollette telefoniche e i 217mila euro sborsati per “viaggi, trasferte, alberghi e ristoranti, rappresentanza, rimborsi spese e automezzi”. A queste cifre, poi, vanno aggiunti i 441mila 817 euro di ”collaborazioni e consulenze” e i quasi 4 milioni di euro (3 milioni 714mila euro per la precisione) di ‘costi per servizi’: dal personale dipendente ai ‘contributi’ a vario titolo di oltre 800mila euro per le strutture regionali e provinciali piddine al versamento di 82mila 766 euro a favore del Pse.

Nel dettaglio, dalla ”destinazione del due per mille sono arrivati 8 milioni 437mila 932 euro, che rappresenta il migliore risultato conseguito finora dal partito”, assicura il tesoriere Luigi Zanda nella sua relazione, mentre “le ‘erogazioni’ dei parlamentari ammontano a 2 milioni 649mila 950 euro e comprendono le quote dovute dagli eletti nel 2019”.

”Il patrimonio netto presenta un saldo negativo pari a 2 milioni 538mila 028 euro con una variazione in aumento di 682mila 800 euro rispetto all’esercizio 2018 ascrivibile all’avanzo dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2019″, sottolinea nella nota integrativa Zanda, che nel maggio scorso ha lasciato l’incarico di ‘custode’ delle finanze Dem per diventare presidente di ‘Editoriale domani’, la nuova creatura di Carlo De Benedetti. Quanto alle passività, scorrendo le varie poste del bilancio la voce ‘debiti’, pari a “complessivi 7 milioni 641mila 957 euro, risulta composta da debiti correnti per 5 milioni 281 mila 824 e da quelli esigibili oltre l’esercizio successivo per oltre 2milioni di euro”.

In particolare i ‘debiti verso fornitori’ arrivano a 2 milioni 655mila 891 euro, mentre i cosiddetti ‘altri debiti’, che comprendono anche i ‘debiti verso popolazioni terremotate per raccolta fondi, sono pari a 1 milione 921 mila 302 euro. Le disponibilità liquide ammontano, invece, a oltre 3 milioni di euro: un bel gruzzolo, formato per lo più, dai 3 milioni 334mila 040 euro depositati in banca, visto che il ‘contante’ è di appena 4mila 600 euro. Il Pd conta su un personale di 151 persone, tutti lavoratori subordinati, tranne 4 collaboratori: 131 sono i dipendenti e 20 i giornalisti.

Che sulle finanze del Nazareno abbia pesato la rottura di Matteo Renzi, che ha voluto dar vita a una nuova formazione, Italia Viva, lo scrive chiaramente Zanda: I ”fatti di rilievo” che “hanno caratterizzato la gestione dell’esercizio in esame” sono due: ”da un lato, importanti appuntamenti elettorali, che hanno comportato il sostenimento di maggiori costi; dall’altro, l’evento eccezionale della scissione, che ha determinato minori entrate per il partito dalla seconda metà dell’esercizio 2019″.

Curiosità: in bilancio sono registrati i le ‘erogazioni liberali’ dei parlamentari poi passati con Italia Viva, a cominciare dallo stesso leader, Renzi, che per l’ultima volta, nel 2019 appunto, ha fatto un versamento nelle casse del Pd ( 6mila 500 euro, per la cronaca). Per spiegare come mai la ‘voce’ spese elettorali gravi così tanto, Zanda elenca tutte le campagne elettorali tenutosi l’anno scorso: dal rinnovo del Parlamento europeo a quello dei Consigli regionali di Abruzzo Basilicata, Piemonte, Sardegna e Umbria. Inoltre, aggiunge, “a marzo si sono svolte le primarie del Pd e l’Assembllea nazionale del 17 marzo ha provveduto a nominare il nuovo segretario Zingaretti e ha eletto i nuovi organismi dirigenti” .

Solo per ”propaganda, organizzazione eventi e sondaggi’, sono stati sborsati 2 milioni 458 mila 912 euro. Spulciando poi i costi delle singole elezioni, si scopre che oltre ai 5 milioni e passa investiti per le europee, 132mila euro se ne sono andati per le regionali in Abruzzo poi vinte dal centrodestra e 70mila euro per il Piemonte. Per il 2020 si preannunciano minori entrate dovute al Covid ma anche risparmi. ”La gestione dell’esercizio 2020 in seguito all’emergenza del Coronavirus -spiega Zanda- sarà caratterizzata da una riduzione dei costi per servizi, legata principalmente all’impossibilità di organizzare eventi e convegni almeno per il primo semestre 2020″.

Inoltre, “ulteriori risorse saranno risparmiate in relazione ai costi per godimento beni di terzi, in seguito alla sottoscrizione del nuovo contratto di locazione con la proprietà, che a fronte del rilascio di alcuni spazi, determinerà un risparmio annuo del canone di affitto pari al 38% rispetto a quello degli anni precedenti”. “Nel 2020 -continua- si prevede, che molto difficilmente, a causa della riduzione dei redditi dovuta al Covid-19, l’ammontare del 2xmille raggiungerà il livello del 2019″. Infine, ”per quanto riguarda il personale dipendente, al fine di perseguire il processo di riorganizzazione iniziato nell’esercizio 2017, il Partito richiederà la proroga della CIGS per ulteriori 12 mesi”.

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