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Maternità surrogata, clinica Kiev: “Qui 30 coppie italiane al mese per un figlio, costo 65mila euro”

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Roma, 27 mar. (Adnkronos) – Da 40mila a 65mila euro pagabili anche a rate. E’ il giro di affari della maternità surrogata in Ucraina dove la gestazione per altri è regolamentata per legge, praticata da cliniche all’avanguardia e al di sopra della guerra. Ogni mese sono una trentina le coppie italiane che sfidano le bombe per volare a Kiev nella speranza di avere un bambino e italiane sono anche molte delle donne candidate a diventare madri surrogate. A fotografare per l’Adnkronos la maternità surrogata in Ucraina è Irina Isaienko, responsabile del reparto maternità surrogata Biotexcom per le coppie italiane. “Nella nostra clinica abbiamo reparti per paesi anglofoni, per la Germania, per la Spagna, anche per la Cina – spiega – Da noi si rivolgono ogni mese trenta coppie italiane. Non tutte le domande vanno poi a buon fine, anche per ragioni economiche, ma ogni anno riusciamo a rendere genitori fino a cento di loro e oltre. Non abbiamo smesso di lavorare nemmeno con la guerra”.

“In Ucraina la maternità surrogata è legale, regolamentata e già praticata da tanti anni. Per poter accedere al percorso – spiega Irina – la coppia deve essere eterosessuale e sposata ufficialmente. Non solo, è necessario che sia attestato un motivo valido per il quale non sia possibile portare a termine una gravidanza, dall’assenza dell’utero, a numerosi tentativi falliti di fecondazione assistita, fino a chemioterapia e problemi seri di salute che non assicurano una serena gestazione”. Sulle accuse di una pratica “razzista”, che permetta di scegliere la donna che porterà in grembo il figlio in base alle sue caratteristiche fisiche, spiega: “La donna che si candida da noi per diventare una mamma surrogata non porterà in grembo un bambino geneticamente suo, la legge ucraina prevede che sia un embrione formato dal 100% del materiale genetico della coppia o almeno dal 50%. Nel caso sia il liquido seminale del marito, l’ovocita sarà una donatrice, una terza donna anonima. La madre surrogata non dà alcun patrimonio genetico al bambino”.

Le caratteristiche per “affittare” il proprio utero

“Una donna può diventare una madre surrogata o una donatrice di ovuli, in Ucraina, a condizione che abbia almeno un suo figlio sano e che abbia almeno 22 anni. Una donna che non ha mai partorito – racconta ancora all’Adnkronos la responsabile del reparto maternità surrogata Biotexcom per le coppie italiane – non può candidarsi. Non solo, se la salute lo permette, si può prestare il proprio utero fino a tre volte. Perché lo fanno? Naturalmente c’é un compenso, ma per la legislazione ucraina è più che altro un rimborso per le mancate entrate lavorative in gravidanza. Ci arrivano richieste anche da donne italiane per prestare il loro grembo, addirittura tempo fa ci ha contatto una ragazza incinta di due gemelli che non avrebbe potuto tenere, chiedendoci di prenderli. Non sono né povere, né analfabete, come si crede erroneamente all’estero. Sono, al contrario, donne che spesso lavorano, che magari sono già in maternità per i loro bambini e approfittano per portare avanti una gravidanza per conto di altri, così da poter guadagnare qualcosa e allo stesso tempo aiutare chi non riesce a diventare genitore”.

I costi

“Abbiamo tre tipi di contratti. I costi variano dal tipo della diagnosi preimpianto sull’embrione ai tempi di attesa per avviare il percorso – spiega ancora Irina Isaienko – proprio perché la richiesta delle coppie supera notevolmente il numero delle madri surrogate che passano i nostri controlli. Si parte da 39.900 euro a 49.900 ai 64.900 euro, e si paga a rate”. “Lavoro da dieci anni in questo settore, se uno non ha vissuto questa esperienza è difficile giudicare. E’ una scelta soggettiva da entrambe le parti. Le madri surrogate non sono schiave, non sono sfruttate – continua – il nostro titolare le chiama ‘le Madonne’. Il corpo è della donna e solo lei può decidere se mettersi a disposizione degli altri. Ho sentito e letto in questi giorni di tutto, anche chi sostiene che, al momento del parto, il neonato viene strappato dalle braccia della madre surrogata: niente di più falso. Sono preparate a quello che succede, sanno dall’inizio ciò a cui vanno incontro. Al contrario, quando partoriscono, hanno fretta di firmare e tornare a casa dai loro bambini. Hanno anche il nostro psicologo che le segue. Qui non vedo mai tristezza, perché dovrei vederne? Ho visto tantissime coppie di italiani, giovani, che per motivi di salute non avrebbero potuto coronare il sogno di diventare genitori. Questo fa male, poter permettere loro di avere un figlio dopo tanto dolore, dopo tanti tentativi di fecondazione falliti, è una cosa bellissima. Spesso c’é anche chi ha atteso anni un bambino in adozione, senza successo. Non è un capriccio. E’ un gesto d’amore che ci auguriamo possa essere presto possibile anche per le coppie omosessuali. A chi critica senza conoscere dico che è giusto e doveroso controllare, ma non demonizzare”.

(di Silvia Mancinelli)

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