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Il mondo delle costruzioni investe sempre di più, obiettivo: tagliare le emissioni

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Roma, 3 ago. – (Adnkronos) – Secondo le stime del fondo d’investimento americano Blackrock, per raggiungere l’obiettivo Ue di ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 l’edilizia avrà bisogno di 90 miliardi annui di investimenti pubblici e privati. Come? Principalmente attraverso due modi: ridurre le emissioni e migliorare la produttività dell’edificio rispetto all’energia che utilizza. Ed entrambi presentano interessanti opportunità di investimento per gli investitori di lungo termine. Già oggi il settore delle costruzioni investe sempre di più in soluzioni low carbon per ridurre i consumi di energia e abbattere le emissioni di CO2.

Prima della pandemia, secondo le stime del World Green Building Council, gli edifici e il settore dell’edilizia erano responsabili del 39% di tutte le emissioni globali di anidride carbonica. Le emissioni di gestione, come l’energia utilizzata per riscaldare, raffreddare e illuminare gli edifici, pesavano per il 28%, mentre il restante 11% proveniva da emissioni di CO2 associate a materiali e processi di costruzione. L’inquinamento imputabile al comparto edile si sta però riducendo grazie all’impegno e agli investimenti in sostenibilità dei maggiori player del comparto.

Per fare un esempio, tra il 2014 e il 2020 le attività del Gruppo Webuild nel mondo hanno registrato una riduzione del 56% delle emissioni di CO2 per effetto degli investimenti crescenti in soluzioni ‘taglia-emissioni’, in linea con il perseguimento dell’Sdg 13 delle Nazioni Unite (l’Obiettivo di sviluppo sostenibile relativo alle azioni per combattere il cambiamento climatico).

Grazie a nuove soluzioni per abbattere i consumi, ricerca di materiali low carbon, strumenti avanzati di valutazione della carbon footprint e attività di formazione sul cambiamento climatico dedicate al personale dei cantieri, il piano Esg 2021-2023 di Webuild prevede di ottenere entro il 2022 una riduzione del 35% delle emissioni di gas serra da combustibili fossili ed energia elettrica.

La riconversione per Webuild passa attraverso l’adozione di nastri trasportatori automatizzati per movimentare le terre senza ricorrere ai camion, l’applicazione nelle gallerie di sistemi di ventilazione ad alta efficienza e a minor consumo, l’uso del fotovoltaico e di mezzi ibridi. Il gruppo punta anche su campi logistici ecosostenibili, sistemi di telecontrollo delle acque e di manutenzione predittiva.

Per quanto riguarda invece le talpe meccaniche, impegnate per esempio negli scavi dell’alta velocità Napoli-Bari, con l’ottimizzazione dei vari sistemi e dispositivi di bordo presentano oggi consumi energetici e idrici ridotti del 20 per cento rispetto al passato.

I risultati prodotti dagli sforzi di Webuild nel campo della sostenibilità si possono toccare con mano. Il Ponte San Giorgio di Genovavanta il 100% di rifiuti di scavo riutilizzati e il 95% dei consumi energetici coperti da fonti rinnovabili. Per la pulizia dei pannelli fotovoltaici che alimentano la struttura, Webuild ha anche progettato un robot unico nel suo genere, denominato robot Wash, a ridotto consumo energetico.

All’estero uno dei progetti gioiello di Webuild è il Sydney Metro Northwest, le cui caratteristiche assicurano una riduzione degli impatti ambientali dei materiali utilizzati del 33%. Premiato come progetto più sostenibile in Australia dalla rivista di settore Engineering News-Records, si distingue per esempio per la miscela all’avanguardia per la realizzazione delle travi, che permette di ridurre in maniera significativa le emissioni di CO2.

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