Ecopsicologia, riflessioni e pratiche per ‘tornare’ nella natura

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Roma, 3 ago. (Adnkronos) – Ecopsicologia. Un ‘nuovo’ nome per una disciplina antica ma andata persa: “la consapevolezza della nostra stretta interdipendenza con la natura, dell’importanza del contatto diretto con essa per il nostro benessere fisico e psichico”. Marcella Danon, psicologa, formatrice, giornalista e docente di Ecopsicologia all’Università della Valle D’Aosta, racconta all’Adnkronos l’origine, gli sviluppi e le applicazioni di questa disciplina al centro del suo ultimo libro ‘Ecopsicologia. Come sviluppare una nuova consapevolezza ecologica’ (Aboca).

“L’ecopsicologia, con questo nome, nasce all’inizio degli anni ‘90 all’Università di Berkeley, California, in un gruppo di studio composto da psicologi, counselor, appassionati di natura, educatori che si chiedevano ma ‘se a me fa così bene andare nel verde, non posso coinvolgere anche i miei utenti, clienti e pazienti?’ Quindi è nata inizialmente con l’obiettivo di spostare il setting in natura, un obiettivo molto semplice, ma ha presto acquisito una dimensione molto più ampia perché è diventato anche un imparare cosa l’ecologia ci insegna sul funzionamento degli ecosistemi naturali che può essere utile anche per far funzionare meglio gli ecosistemi umani”, spiega.

Poi, “si è ampliata ulteriormente nei suoi obiettivi diventando un invito a cambiare l’idea che noi abbiamo del nostro rapporto con il mondo e quindi a passare da una visione antropocentrica, il mondo è qui per noi, ad una visioni eco-centrica, noi siamo qui nel mondo insieme a tante altre creature con cui condividiamo ambiente e risorse e la nostra sopravvivenza dipende dalla salute dell’intero ecosistema perché noi ne facciamo parte integrante”.

Così “l’ecopsicologia ha acquisito una valenza filosofica, epistemologica: la ricerca dei fondamenti sui quali basare la nostra idea di chi siamo e di come operiamo nel mondo ed è stata codificata da Theodore Roszak, storico della cultura, che è entrato a far parte del gruppo di studio di Berkley”.

“Se ne parla nel mondo dal 1996 con il libro di Fritjof Capra ‘La rete della vita’ che ha diffuso internazionalmente il fatto che era stato scelto questo nuovo nome per una disciplina che di fatto era molto antica, ma era andata persa, cioè la consapevolezza della nostra stretta interdipendenza con la natura, dell’importanza del contatto diretto con essa per il nostro benessere fisico e psichico – continua – Quindi con questo termine nuovo si raccolgono discipline, visioni, pratiche che ri-coinvolgono la natura nella nostra idea di chi siamo e di qual è il nostro ruolo nel mondo”.

Da qui le sue diverse applicazioni: dalla psicologia all’educazione, dall’architettura alle dinamiche aziendali. “L’ecopsicologia trova la sua più immediata applicazione in ambito ‘crescita personale e terapia’ quindi con psicologi, counselor, coach che non solo portano i loro utenti in natura ma usano metafore di natura per favorire la riflessione utile per l’autoconoscenza, per il contatto con i diversi talenti, per l’attuazione di questi talenti e per trovare cosa concretamente le persone possono fare anche per riuscire a dare un senso più alto alla loro vita. L’ecopsicologia accompagna quindi alla valorizzazione dei talenti finalizzata alla loro messa in pratica al servizio di contesti via via sempre più alti: la coppia, la famiglia, il gruppo di lavoro, il condominio, la città, l’umanità, il Pianeta”, racconta l’esperta.

In ambito educativo, “citando Edgar Morin, diventa un’educazione all’identità terrestre quindi ad essere consapevoli che noi siamo cittadini di questo intero Pianeta insieme a tutti gli altri suoi abitanti”; mentre in ambito aziendale “quello che impariamo sugli ecosistemi ci insegna a far funzionare meglio i gruppi di lavoro”.

Non solo, nell’ecopsicologia “entra a far parte tutto il tema del lavoro con gli animali nella formazione dei veterinari e degli operatori” suggerendo la costruzione di “relazioni di dialogo su un piano di parità e di rispetto della diversità con queste creature altre, con gli animali non umani”. Per non parlare della “crescita esponenziale” di questa disciplina nell’ambito dell’architettura e dell’urbanistica con “l’architettura biofilica, quindi con la constatazione che noi come specie abbiamo vissuto per centinaia di migliaia di anni in natura e abbiamo bisogno di verde e di spazi coordinati ai ritmi e alle forme della natura per stare bene”.

Una laurea in filosofia e una in geografia, poi un master in psicologia, l’autrice da sempre porta con sé “cielo” e “terra” e con questo testo aggiorna la prima edizione di ‘Ecopsicologia’ del 2006. “L’edizione aggiornata che esce con Aboca nasce anche per riportare gli aggiornamenti di quello che è successo in questi ultimi 15 anni, in primis l’uscita dell’enciclica papale ‘Laudato si” che dà un apporto preziosissimo al risveglio della coscienza ecologica e dell’identità terrestre usando termini che sono sia del sociologo Edgar Morin sia di Papa Francesco”, conclude.

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