Arte: il Putto dell’Accademia di San Luca è di Raffaello Sanzio, nuovi studi dopo restauro

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Roma, 7 apr. – (Adnkronos) – Va attribuito a Raffaello il frammento dell’affresco staccato del Putto reggifestone donato nel 1834 all’Accademia di San Luca di Roma dal pittore e mercante francese Jean-Baptiste Wicar. Fu proprio Wicar ad attribuire l’opera a Raffaello Sanzio in persona e come tale è stata poi conservata nella pinacoteca della prestigiosa istituzione artistica della Capitale. La conferma scientifica della paternità al grande artista rinascimentale arriva ora da un progetto di studio, ricerca e conservazione finanziato dai Mecenati Galleria Borghese – Roman Heritage Onlus, in occasione del quinto centenario della morte del pittore urbinate (1483-1520).

Nel Novecento l’attribuzione è stata messa in dubbio da alcuni eminenti studiosi ed è stata ribadita da altri, altrettanto autorevoli. La ricerca e il restauro dell’affresco, spiega un comunicato dell’Accademia di San Luca, hanno messo in luce “l’alta qualità dell’opera e hanno fornito ai ricercatori preziosi elementi per confermarne con maggiore cognizione di causa rispetto al passato l’attendibile datazione all’epoca di Raffaello, incoraggiandone quindi l’attribuzione se non altro alla sua stretta cerchia”. Con tale qualifica, quindi, di dipinto attribuito a Raffaello o alla sua stretta cerchia “l’opera viene adesso inviata dall’Accademia ad una mostra in Cina presso alcuni importanti musei”.

Fu Pico Cellini, in occasione del restauro nel 1959, che mise in relazione il dipinto al noto passo delle “Vite” del Vasari secondo il quale il putto sarebbe quel che rimane della prima versione dell’affresco raffigurante Isaia realizzato da Raffaello nella Basilica di Sant’Agostino in Campo Marzio a Roma. Dopo aver visto in compagnia di Bramante la volta della Cappella Sistina affrescata da Michelangelo, l’urbinate avrebbe rifatto ex novo la raffigurazione del profeta. In quello stesso 1959 lo storico dell’arte Luigi Salerno ventilò l’ipotesi che il putto reggifestone potesse invece essere una copia dello stesso Wicar fatta passare come un originale. Da allora il dibattito tra gli studiosi è continuato, fino al progetto attuale che ha coinvolto un’équipe interdisciplinare formata da Silvia Ginzburg, per lo studio e le ricerche storico-critiche, Paolo Violini per il restauro, Claudio Falcucci, che ha eseguito le indagini diagnostiche. Ha collaborato al progetto anche l’unità di ricerca “Geometria descrittiva” del Dipartimento di Storia, Disegno e Restauro della “Sapienza” Università di Roma, guidata da Marco Fasolo.

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