Allergologi: “Problema tariffe, senza decreto a rischio diagnostica pubblica”

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Roma, 28 nov. (Adnkronos Salute) – L’allergolo è riconosciuto nei Lea come prescrittore di indagini di alta specializzazione e responsabile unico del processo assistenziale in caso di allergie ad imenotteri, farmaci e alimenti. Il problema della congruità delle tariffe proposte, in assenza di un decreto definitivo, mette a rischio le prestazione diagnostiche allergologiche di alto livello in ambito pubblico. E’ l’appello lanciato da Aaiito (Associazione allergologi immunologi italiani territoriali e ospedalieri), durante il Congresso nazionale in corso a Firenze

Uno dei temi caldi e trasversale della quattro giorni congressuale è il futuro dell’allergologia in Italia. Il Servizio sanitario nazionale eroga le prestazioni sanitarie incluse nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) attraverso erogatori pubblici (Aziende sanitarie e ospedaliere, Aziende ospedaliero-universitarie, Irccs pubblici), e privati equiparati (Irccs privati, ospedali classificati e “presidi”) o accreditati, con i quali le Regioni e le Aziende stipulano degli accordi o contratti. Tutti gli erogatori del Ssn sono remunerati secondo regole stabilite a livello regionale, nell’ambito del quadro normativo di riferimento stabilito a livello nazionale per garantire l’omogeneità del sistema.

“Nonostante la pubblicazione del nuovo Nomenclatore della specialistica ambulatoriale, costituito da 2.108 prestazioni contro le 1.702 della versione del 1996, e che introduce elementi di forte innovazione restiamo ancora senza un decreto definitivo – spiega Riccardo Asero, Past President Aaiito – a causa del mancato accordo sulle relative tariffe nella Conferenza Stato Regioni, indispensabile per la sua concreta applicazione e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale”.

Aaiito ha cercato di contribuire alla revisione partecipando ai tavoli istituzionali e interloquendo con il ministero della Salute e ottenendo il riconoscimento del ruolo dell’allergologo come soggetto prescrittore di indagini di alta specializzazione e come responsabile unico del processo assistenziale in caso di allergie ad imenotteri, farmaci o alimenti, ma resta caldo il problema della congruità delle tariffe proposte. Allo stato attuale, secondo l’associazione, risultano troppo basse. E il rischio è che vengano ulteriormente compresse a causa delle ristrettezze economiche che caratterizzano l’Italia a livello di finanziamento del Ssn. Come confermato dalla nota di aggiornamento al Def (Nadef), approvato recentemente, l’incidenza Pil/spesa sanitaria è destinata a contrarsi ulteriormente nel prossimo triennio passando dal 6,6% per il 2023, al 6,2% per il 2024 e al 6% per il 2025.

“Esiste dunque il rischio che, in tale quadro, le aziende produttrici di diagnostici non forniscano più i loro prodotti all’erogatore pubblico e li mettano a disposizione solo dei privati ad un prezzo più congruo”, sottolinea Battista Roberto Polillo, specialista allergologo del consiglio direttivo Aaiito.

Un problema che si ripropone per gli specialisti ambulatoriali direttamente impegnati nella cura dei pazienti se si considera che le tariffe proposte per una prima visita specialistica o una visita di controllo ammontano rispettivamente a circa 23 euro e 18 euro. “Non desta meraviglia che, alla luce anche dei notevoli e spesso intollerabili carichi di lavoro dovuti alla carenza di personale medico e alle estenuanti procedure burocratiche-amministrative per l’erogazione di farmaci, si verifichi la “fuga” degli specialisti dalle strutture Ssn e il loro approdo nell’ambito privato”, conclude Polillo.

Ci sarebbe, a lungo andare, il rischio che questa situazione si traduca nell’impossibilità di fornire prestazioni diagnostiche allergologiche di alto livello in ambito pubblico, lamenta Aaiito, e il trasferimento verso il privato dell’utenza. “Da considerare che questa situazione si verifica a partire da uno storico sottodimensionamento dei servizi pubblici di allergologia in un Paese dove il 25% della popolazione ne avrebbe bisogno – sottolinea Asero – un quadro desolante che da anni la nostra associazione denuncia senza che il decisore politico abbia ancora concretamente deciso di porre riparo, coinvolgendo in modo sostanziale le società scientifiche e i professionisti che direttamente operano sul campo”.

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