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COVID19: scoperta la vera causa della letalità del virus

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Non si tratta della polmonite, la vera causa della terribile letalità del virus è la tromboebolia polmonare

Nessuno riusciva a spiegarsi come mai, nonostante le rianimazioni e le intubazioni, fossero così tanti i decessi per una polmonite interstiziale, anche tra soggetti giovani. La lucidità e la competenza di eccellenti diagnosti italiani, tra cui un cardiologo di Pavia, neurologi e anatomopatologi, sono riuscite a svelare quello che ad occhio nudo non era così facilmente rilevabile.

A venire in soccorso delle importanti intuizioni, gli esiti delle coraggiose autopsie – che venivano evitate dato il grado di pericolosità dell’infezione – fatte su alcune vittime, soprattutto di età inferiore ai 40 anni, il cui tragico aggravamento appariva inspiegabile.

Alla luce di quello che si sapeva fino ad ora, l’unica soluzione per sostenere i pazienti con serie difficoltà respiratorie era fornire loro ossigeno o intubare. Dolore e frustrazione di fronte a tanti decessi continuavano ad urlare a gran voce: “perché”?!

Oggi, forse, quel “perché” ha trovato una risposta.

Grazie agli anatomopatologi la causa di tanta letalità oggi sembra avere un nome, Tromboembolia Venosa Generalizzata, soprattutto Tromboembolia Polmonare TEP.  Sono dunque le microtrombosi venose, non la polmonite, a determinare la fatalità del virus. Segni difficili da cogliere senza un esame più approfondito e intuizioni preziose. I segni delle microembolie, infatti, apparivano sfumati, anche all’ecocardio.

Il problema è cardiovascolare, non respiratorio. Come esito della grande infiammazione, che è la risposta immunitaria del nostro organismo al virus, il nostro sistema cardiovascolare viene compromesso fino ad indurre trombosi. E allora forse per salvare vite bisogna sciogliere il trombo, o meglio ancora prevenire queste tromboembolie.

Una scoperta, questa, che, sia pur con le dovute cautele, porta con se importantissime ricadute anche sulla scelta e l’efficacia del farmaco più appropriato per curare la malattia.

Oggi, infatti è proprio l’eparina, un notissimo anticoagulante, il farmaco che sembra più efficace per ridurre i danni causati da Covid19.

 

 

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