Emergenza rifiuti: l’Italia rischia maxi multa Ue

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L’Italia rischia una maxi multa dall’Unione Europea, per la cattiva gestione dei rifiuti in Campania

 

Di Antonio Galdo

Nell’infinita corsa per l’emergenza rifiuti in Campania il governo ha dovuto correre ai ripari prevedendo, all’interno del ‘decreto del fare’, la nomina di due commissari per accelerare la costruzione di due inceneritori, a Napoli e Salerno. Una corsa contro il tempo, per evitare la stangata di una maxi-multa di otto milioni di euro al giorno in arrivo da Bruxelles. “Una bastonata che non possiamo permetterci. Così, intanto mettiamo in moto le procedure per realizzare gli impianti, poi vedremo se saranno necessari” spiega, in un’intervista a Il Mattino, ilministro dell’Ambiente, Andrea Orlando.

Ma il comune di Napoli, con cocciuta ostinazione, continua a ripetere che il termovalorizzatore nell’area orientale non si farà mai, mentre proseguirà la politica dell’amministrazione di puntare sull’aumento della raccolta differenziata e sulla creazione di piccoli impianti di compostaggio per rendere virtuoso il ciclo di smaltimento della spazzatura.

In questo gioco delle parti, come se l’emergenza rifiuti fosse esplosa soltanto ieri e non già da alcuni anni, lascia perplessi l’alto tasso di ambiguità dei vari soggetti in campo. L’Unione europea prova a metterci con le spalle al muro agitando la spauracchio di una multa che non saremmo in grado di pagare; il governo aggira l’ostacolo nominando dei commissari per opere che, in queste condizioni, sono soltanto virtuali; l’amministrazione comunale si prepara a un braccio di ferro istituzionale, sapendo di avere il coltello dalla parte del manico, visto che la parola finale sulla scelta dell’area spetta comunque al sindaco di Napoli.

Probabilmente in questo modo riusciremo a scansare, per il momento, la multa di otto milioni al giorno, ma daremo una prova in Europa di scarsa affidabilità e di poca responsabilità. E continueremo, di fronte ai disagi dei cittadini, a dimostrarci incapaci di scelte radicali e razionali, e non di demagogiche suggestioni elettorali, in materia di politiche ambientali e di gestione della catena di smaltimento dei rifiuti.

Mentre, infatti, si nominano gli ennesimi commissari e si gioca con le parole sul filo dell’equivoco, la realtà è che Napoli resta una città sporca, con la minaccia quotidiana di ritrovarsi nuovamente sommersa dall’immondizia come nei giorni più bui della crisi. Ma non basta. Il vero scandalo sta nel fatto che, nel vuoto di decisioni limpide e coerenti, si spendono 100 milioni di euro per spedire i rifiuti dei napoletani in Olanda e in altre regioni meridionali. In particolare, 50 milioni di euro servono per pagare il conto dell’immondizia che, attraverso un vorticoso giro di appalti con ditte di autotrasporto, finisce nelle discariche della Puglia, specie nella provincia di Taranto.

Pensate l’assurdo: pur di non fare nulla, si finanzia con soldi pubblici un servizio da economia improduttiva e parassitaria che, tra l’altro, lascia i napoletani nella sporcizia e genera inquinamento in un’altra regione. Più che un commissario, a questo punto servirebbe un minimo di coraggio e una bella dose di buon senso.

 

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