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Pac, il paradaosso delle misure verdi che finiscono per aumentare le frane

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La misura verde europea pensata per tutelare l’ambiente rischia di diventare un paradosso: costa di più, aumenta le emissioni di Co2, induce all’abbandono della produzione. E il territorio ne risente

Si discute della nuova Politica agricola comune in Italia, ovvero dei fondi da destinare ai vari paesi europei dal 2013 in poi per promuovere il settore primario.

Ma la “misura verde” introdotta nella proposta di Pac dal commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos pensata per tutelare l’ambiente sotto il termine “Greening” – e che dovrebbe premiare gli agricoltori che rispettano l’ambiente con un premio del 30 per cento dei fondi comunitari – non piace a nessuno. Costa di più per chi è intenzionato a produrre, è improntata a una rendita fondiaria lontana dal valore aggiunto delle produzioni, secondo gli operatori del settore inquina di più, ed è causa anche di frane e smottamenti.

Insomma, invece che sconfiggere la Co2, tutelare la biodiversità e il paesaggio, sembra proprio che faccia tutto il contrario: aumenta i costi aziendali e gestionali, triplica l’inquinamento dovuto alla meccanizzazione agricola a causa della rotazione delle colture – una mietitrebbia consuma 75 chili di gasolio per ettaro – e incita all’abbandono della produzione. E di conseguenza, mette a rischio frane il paesaggio. Il lavoro degli agricoltori infatti è il “guardiano” del territorio.

Senza il presidio agricolo i rischi idrogeologici crescerebbero notevolmente. “Il paesaggio è un prodotto agricolo”, aveva dichiarato il presidente di Confagricoltura Mario Guidi qualche giorno fa. Ricordando l’apposita Convenzione europea del 2000 che sancisce il fatto che il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale; costituisce una risorsa favorevole all’attività economica e, se salvaguardato, gestito e pianificato, può contribuire ad incrementare l’occupazione. “In quest’ottica, il ruolo degli agricoltori – ha rimarcato – è strategico”, aveva proseguito. “Il paesaggio nelle aree antropizzate non è opera della natura ma dell’agricoltura”. Ed è preoccupante che la superficie agricola stia calando in Italia, mentre aumenta nel mondo.

Secondo Guidi occorre “riconoscere in maniera ferma e decisa agli agricoltori il ruolo di ‘custodi del territorio’”. Basti pensare ai disastri ambientali degli ultimi giorni. Per questo “devono restare prioritari gli interventi che favoriscono l’innovazione e la competitività, perché gli agricoltori restano sul territorio se è possibile un’attività economica che garantisce un reddito equo e stabile nel tempo. Solo così si possono evitare, o quanto meno limitare, i troppi episodi di frane, smottamenti, esondazioni, allagamenti che devastano l’Italia”. Della stessa opinione è il presidente dell’Anbi Massimo Gargano, secondo il quale il Greening, con l’abbandono delle pratiche agronomiche, sarebbe causa di maggiori rischi idrogeologici.
 

(Nereo Brancusi)

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