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Quando la finanza dice no al carbone: il caso della Norvegia

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La parabola discendente del carbone è iniziata, anche il mondo della finanza se ne accorge

Una data significativa per la lotta contro i combustibili fossili: il 27 maggio infatti la Commissione Finanziaria del Parlamento norvegese ha confermato che il Fondo Sovrano Norvegese chiuderà con gli investimenti in carbone. Bisogna considerare che stiamo parlando del fondo di investimenti più grande al mondo che ha oltre 900 miliardi di dollari di investimenti e che ora dovrà cedere le proprie partecipazioni nelle società che sono impegnate in attività legate al carbone per oltre il 30% dei propri ricavi.

Secondo il WWF questo disimpegno potrebbe sottrarre 5,5 miliardi di dollari di investimenti del fondo ad aziende come RWE, Cina Shenhua, Duke Energy (USA), Australia AGL Energy e Polonia PGE.

È una decisione molto importante perché secondo il Fondo Monetario Internazionale il carbone è ancora il combustibile fossile che riceve le maggiori sovvenzioni dagli Stati. 

Mariagrazia Midulla, Responsabile Clima ed Energia del WWF Italia afferma che ‘La situazione climatica è drammatica, occorre agire con urgenza e investire nelle rinnovabili e nell’efficienza energetica, non nei combustibili del passato”. Tra tutte le fonti fossili il carbone è la fonte più sporca e più inquinante, responsabile di 800.000 morti premature a livello globale e rappresenta la principale fonte di emissioni di gas serra: nel 2012, quasi il 44% della CO2 è stata originata proprio dalla combustione del carbone.’

La fine del carbone, principale responsabile dei cambiamenti climatici, è segnata. Negli Stati Uniti lo scorso anno abbiamo assistito alla chiusura di molte centrali a carbone e la Cina, attualmente il più grande produttore e consumatore di carbone, dovrebbe raggiungere tra dieci anni il picco per poi scendere.

a.po

 

 

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carbone, finanza, Legge, norvegia

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