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**Coronavirus: alle 15 a Milano protesta ristoratori, ‘non vogliamo infiltrati’**

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Milano, 26 ott. (Adnkronos) – I ristoratori di Milano si sono dati appuntamento alle 15 davanti alla prefettura per manifestare contro le norme del nuovo Dpcm e la chiusura dei locali alle 18. “Ieri il premier Conte ha ricevuto dei ristoratori a Roma. Ci auguriamo che il prefetto ascolti le nostre istanze anche perché ogni territorio ha le proprie esigenze e i propri costi: non servono ristori se questi soldi devono essere girati poco dopo allo Stato per pagare le tasse o le cartelle esattoriali”, spiega all’Adnkronos Alfredo Zini, socio del ristoratore ‘Al Tronco’ di Milano e presidente del Club Imprese Storiche di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Con loro, nella protesta spontanea organizzata via chat Whatsapp e Telegram, protesteranno tutti i titolari di pub, bar, locali notturni, gelaterie. “E’ una protesta trasversale, di tutto il pubblico esercizio”. Il timore, però, è che al sit-in si uniscano infiltrati e frange estremiste che, approfittando del momento, possano creare disordini come quelli visti in altre città italiane. “Gira in alcuni ambienti a Milano la voglia di fare casino, il rischio c’è per quello che sta accadendo. Noi ci stiamo attrezzando perché si possa garantire il diritto di protestare in maniera civile”, spiega ancora Zini.

Tra gli imprenditori di Milano, “l’umore è pessimo”, spiega Zini. “Come settore, siamo destinati a perdere in media tra l’85% e il 90% del fatturato: i locali che aprono alle 18 sono in totale lockdown, e chi è aperto dalla mattina comunque perderà le pause pranzo perché i cittadini stanno tornando tutti in smartworking. Sarà una moria”. Per i ristoratori, “forse sarebbe bastato continuare a far rispettare le regole sul distanziamento, chiudendo alle 23”. Ancora un volta, “si favorisce la grande distribuzione e il negozio di vicinato”. Zini avverte il Governo: “Deve guardare alla media e lunga scadenza. Non si possono dare 500 euro una tantum, fino al 2021 saremo in una situazione grave e alcune ricerche dicono che almeno per cinque anni non riusciremo a tornare ai numeri pre-Covid”.

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