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Covid, nessun allarme in centri accoglienza migranti

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Roma, 22 set. (Adnkronos Salute) – Nessun allarme Covid-19 nei centri di accoglienza dei migranti in Italia. La prevalenza di casi positivi in queste strutture è infatti del tutto analoga a quella rilevata nella popolazione generale, con una distribuzione geografica, e un gradiente Nord-Sud, conforme a quello osservato nel Paese. E’ quanto emerge dall’”Indagine nazionale Covid-19 nelle strutture del sistema di accoglienza per migranti”, condotta dall’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e per il contrasto delle malattie della povertà (Inmp), promossa dal ministero della Salute e pubblicata oggi. Tra i dati principali emerge che su un totale di 59.648 migranti ospitati nelle 5.038 strutture analizzate, i casi confermati di Covid-19 sono stati in totale 239, pari allo 0,38% del totale.

L’indagine, condotta tra l’11 maggio e il 12 giugno 2020, ha fornito “l’opportunità di testare la tenuta in termini di sanità pubblica del sistema di accoglienza dei migranti in Italia, in un periodo pandemico con curva di contagio esponenziale e con misure di forte restrizione della mobilità degli individui”, si legge nella presentazione. Ha coinvolto 5.038 strutture di accoglienza sulle 6.837 censite dal ministero dell’Interno (pari al 73,7% del totale dei centri). I casi confermati sono stati 239, distribuiti in 68 strutture, 8 Regioni (Piemonte, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio, Molise) e 25 Province. Il numero mediano di casi confermati per Provincia è risultato pari a 2. Quasi la totalità delle strutture con almeno un caso confermato (66) si trova al Nord (97,1%), in particolare in Lombardia (con 19 strutture pari al 27,9%) e in Piemonte (15, pari al 22,1%).

La proporzione di casi confermati sul totale degli ospiti (0,38%) è risultata più elevata al Nord (0,8%) rispetto al Centro (0,02%) e al Sud (0,01%). Le strutture di accoglienza del Nord hanno infatti registrato la quasi totalità dei casi confermati (236; 98,7%), di cui oltre la metà in Piemonte e in Lombardia (61; entrambe 25,5%).

Tutti i casi confermati – precisa il Rapporto – sono stati notificati alla Asl, che ha provveduto a prescrivere l’isolamento presso la struttura per 61 persone (25,5%). Tra gli isolamenti presso la struttura, 33 (54,1%) sono avvenuti in una stanza singola con servizi privati, mentre 14 (23,0%) in una stanza con altri positivi al virus e 5 (8,2%) in una stanza singola con servizi condivisi. In totale sono stati 62 i migranti con Covid che hanno avuto necessità di ricovero ospedaliero (pari al 25,9% dei casi), di cui 2 in terapia intensiva, con una durata media di degenza pari a 20 giorni.

“Questo documento assume una grande rilevanza come riferimento per la sanità pubblica – si legge nelle conclusione del Rapporto – anche in considerazione del fatto che, a nostra conoscenza, non vi sono indagini analoghe che siano state condotte su base nazionale, riferite a migranti giunti da poco tempo e ospitati all’interno di setting organizzati nel corso dell’epidemia di Covid-19”.

“La questione della migrazione è da tempo al centro dell’attenzione dell’agenda politica internazionale e ha un impatto significativo sul nostro Paese ma raramente osservata con le lenti dell’evidenza scientifica”, scrive nella prefazione al report la sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa. “Anche se le conclusioni dell’indagine evidenziano un buon livello di risposta del sistema di accoglienza nella fase più critica della pandemia, con una prevalenza di casi positivi analoga a quella rilevata nella popolazione generale nello stesso periodo temporale, viene, tuttavia, raccolta la sfida per un potenziamento organizzativo e gestionale all’interno del sistema che può contribuire, al di là della pandemia di Covid-19, all’incremento della qualità dell’accoglienza e, in definitiva, al miglioramento dello stato di salute delle persone”.

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