460.00 nuovi posti di lavoro dalla Green Economy

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Gli Stati generali della green economy lanciano la sfida all’economia italiana: l’occupazione crescerà investendo nel settore

La crescita dell’occupazione sarà sempre più verde. Più di 460.000 nuovi posti di lavoro arriveranno da un programma di rafforzamento dell’efficienza energetica; 30.000 da una gestione più efficiente della raccolta differenziata; 190.000 nel solo 2013 per la realizzazione e gestione di impianti di fonti rinnovabili; migliaia nelle 49.709 aziende bio italiane e in un’attività che deve prendere ancora i via, il decommissioning delle centrali nucleari.

Questo il piano lanciato oggi durante gli Stati generali della green economy, un evento promosso da 67 organizzazioni di imprese rappresentative dell settore, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e con il Ministero dello Sviluppo Economico.

Per attuare questo obiettivo, secondo gli organizzatori sono necessarie cinque azioni:

  • la revisione e la riallocazione in chiave di green economy e di ecoinnovazione degli incentivi all’industria;
  • un rafforzamento green delle principali filiere produttive (agroalimentare, energia, turismo chimica, tessile ecc);
  • un programma di risanamento e riqualificazione ambientale degli impianti e delle produzioni ad alto impatto;
  • il lancio di speciali iniziative nazionali di valorizzazione green del tessuto produttivo attraverso la produzione del “Made Green in Italy”;
  • il sostegno alle start up di imprese giovanile della green economy.

Una proposta ambiziosa quella messa sul tavolo degli Stati generali. Il Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, Edo Ronchi, già ministro dell’ambiente, raggiunto da noi al telefono, si dichiara soddisfatto dei lavori, ma non si sbilancia: ‘Le proposte emerse sono molte e ci riuniamo periodicamente con i ministeri, c’è un percorso per discuterle, poi dipende da loro, quindi vedremo. A breve si riunirà il consiglio nazionale nazionale della Green Economy; l’iter è in corso”. 

Se il futuro deve essere sempre più verde, di che colore è il presente? Quali sono gli ostacoli e quali le misure necessarie per migliorare? Più di 350 esperti si sono messi al lavoro durante gli Stati generali su dieci settori chiave per elaborare proposte che renderanno la nostra economia sempre più verde e competitiva. 

Siamo vicini al raggiungimento degli obiettivi europei per il 2020 di riduzione delle emissioni di gas serra, ma ciò anche ‘grazie’ alla crisi economica. Bisogna promuovere la crescita delle fonti rinnovabili, che oggi coprono solo il 13% del consumo di energia; rafforzare le misure di efficienza energetica, attraverso la riqualificazione dell’1%/annuo degli edifici residenziali e sviluppare una politica integrrata rispetto alla mobilità sostenibile.  Secondo il Consiglio nazionale della Green economy, promotore dell’evento, con una raccolta differenziata al 70% si potrebbero creare ben 30.000 posti di lavoro, ma l’ltalia è ancora distante dalla ‘circular economy’, amica sia dell’ambiente che del portafogli. Basti pensare che in Veneto, dove la raccolta differenziata è di circa il 63%, il costo di smaltimento del rifiuto differenziato è di 14,71 euro al kg, mentre in Sicilia, dove la differenziata è poco più del 15%, è di 38,08 euro al kg. 

A Rimini si è parlato anche di filiera corta nell’agricoltura. Gli urban farmer stanno sperimentando una costante crescita: tra il 2012 e il 2013 sono aumentati del 9% passando da 4,5 a 4,9 milioni. Hanno permesso un risparmio del 10% sulla spesa agroalimentare e hanno garantito la tracciabilità dei prodotti.

Dagli Stati generali della green economy giungerà anche la richiesta alle istituzioni di un Piano Nazionale per la tutela e il razionale utilizzo delle acque. Si chiede ‘una netta distinzione tra le funzioni di pianificazione, programmazione e controllo e le funzioni operative, un ruolo più esplicito del Ministero dell’Ambiente e il rafforzamento del coordinamento inter-istituzionale’.

L’economia del futuro avrà bisogno anche di certificazioni: in questo settore l’Italia può vantare 16.519 ISO14001 (più che quadruplicate negli ultimi dieci anni), 1591 certificazioni EMAS (cresciute di otto volte in due lustri, siamo i terzi in Europa) e 20.000 prodotti con marchio Ecolabel. 

‘Le imprese della green economy – ha detto il Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti – sono imprese nuove che creano nuovi posti di lavoro. Dobbiamo aiutare queste realtà con regole semplici, certe, che durino nel tempo’.

‘In Italia – conclude Edo Ronchi – le imprese della green economy, sia core green, cioè quelle che producono beni e servizi ambientali, sia go green, che adottano cioè modelli di business ambientale, hanno un peso rilevante spesso sottovalutato. Il loro sviluppo può trainare la ripresa economica’. 

a.po

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