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Haiti, le nuove case saranno ecosostenibili e resistenti alle calamita’ naturali

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Le nuove case ad Haiti saranno ecologiche e, alcune di queste, resisteranno ad eventuali disastri naturali grazie ad una tecnica costruttiva chiamata earthbag

Le nuove case ad Haiti saranno ecosostenibili e, alcune di queste, resisteranno alle calamità naturali. Dopo il grave terremoto del 2010 infatti, gli sforzi per ricostruire le case andate distrutte, pur procedendo con lentezza, hanno suggerito soluzioni interessanti nell’ambito del recupero di materiali sostenibili, adatti a resistere ad eventuali disastri ambientali.

Le nuove case ad Haiti quindi, oltre a quelle realizzate con container e bottiglie di plastica riciclate, sfrutteranno una tecnica costruttiva chiamata ‘earthbag’, che le renderà sicure anche in caso di terremoti, uragani, inondazioni e incendi. Sviluppata originariamente dall’architetto Nader Khalili e dall’istituto californiano Cal-Terra, questa pratica di edificazione ‘anticalamità’ prevede, in particolare, di realizzare nuove case sfruttando un lungo processo di stratificazione costituito da tubetti di plastica, sacchi pieni di sabbia, argilla, acqua e del materiale fibroso, (tra cui bastoni, paglia, e rametti).

Le nuove case ad Haiti, grazie all’impiego di questa soluzione, avranno quindi la forma di una  ‘struttura di compressione’ a cupola (con proprietà molto simili a quelle di un bunker), perfette per dare nuovamente accoglienza a tantissime famiglie haitiane che ancora oggi vivono nei campi di accoglienza ed hanno necessità di trovare alloggio e stabilità.

Le nuove case che sorgeranno ad Haiti, speriamo in tempi non troppo lunghi, saranno inoltre completamente ecologiche perché la loro ricostruzione non impatterà ulteriormente sull’ambiente, (come ad esempio il trasporto di nuovi materiali e lo smaltimento di quelli di scarto), ma verranno utilizzati prevalentemente dei materiali riciclati.

Le case di Haiti potranno infine essere realizzate senza l’utilizzo di macchinari di costruzione specializzati, utilizzando il 90% della terra e solo il 10% di cemento, creando così delle strutture abitative con pareti più resistenti dei blocchi di calcestruzzo.

Matteo Ludovisi

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