Efficienza energetica: l’Italia partecipa al progetto europeo sul grafene

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L’efficienza energetica in Italia sara’ ulteriormente sviluppata con la recente partecipazione del Cnr al progetto europeo Graphene

L’efficienza energetica in Italia sarà ulteriormente sviluppata con la recente partecipazione del Cnr (Consiglio Nazionale delle Ricerche) al progetto europeo ‘Graphene’. Si tratta, in pratica, di un ambizioso progetto scientifico che la Comunità Europea ha recentemente lanciato a Bruxelles, per testare le potenzialità applicative del grafene, l’innovativo materiale ottenuto dalla grafite e costituito da uno strato monoatomico di atomi di carbonio (avente cioè uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo). Il Cnr, in particolare, è tra i principali coordinatori di questa iniziativa, destinata a plasmare l’innovazione ed il futuro tecnologico del Vecchio Continente, grazie anche al coinvolgimento di ben 126 gruppi di ricerca tra enti, università e industrie di 17 paesi in tutta Europa.

Sarà l’efficienza energetica, nello specifico, uno dei principali settori che, grazie all’utilizzo del grafene, verrà maggiormente sviluppato dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (insieme allo sviluppo di nuovi materiali compositi). Con un finanziamento di circa un miliardo di euro, i prossimi 10 anni saranno infatti dedicati, tra le varie attività, anche alla realizzazione di nuove batterie al grafene più efficienti (maggiore durata, tempi di ricarica più veloci ed ampia capacità di immagazzinamento) da applicare, in futuro, al settore delle auto elettriche.

L’efficienza energetica in Italia, potrebbe presto raggiungere ‘nuove frontiere’ anche nel campo della produzione termo-elettrica ecosostenibile. Il progetto ‘Graphene’ infatti, si concentrerà anche sullo sviluppo di particolari nanotubi al carbonio, da utilizzare per lo stoccare l’idrogeno in modo più efficiente ed economico. Attualmente, tra i partner italiani coinvolti nel progetto, stanno partecipando, insieme al Cnr, anche la Fondazione Bruno Kessler, l’Istituto Italiano di Tecnologia, l’Università di Trieste, il Politecnico di Torino, il Politecnico di Milano e la STMicroelectronics.

(Matteo Ludovisi)

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