Essere albini in Tanzania

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Ukewere Island nel Lago Vittoria è diventato un rifugio sicuro per i malati tanzianiani di albinismo, visto che sono rigettati dalla società

L’albinismo è una malattia congenita che comporta una mancanza totale o parziale di melanina – nella pelle, negli occhi, nei capelli – e quindi problemi con la vista e una maggiore possibilità di sviluppare il cancro alla pelle. Ma per un malato di albinismo che vive in Tanzania questi non sono gli unici pericoli da temere. Anche se, secondo i dati raccolti dall’associazione non governativa Standing Voice il 98% degli albini in Tanzania muore di cancro alla pelle prima dei 40 anni, la maggiore paura di chi è malato di albinismo in Tanzania è la maniera in cui questa condizione viene stigmatizzata dagli altri, anche da i membri della propria famiglia. 

Le superstizioni riguardano molte zone dell’Africa. In alcune parti della regione dei Grandi Laghi, gli albini vengono regolarmente uccisi per le loro ossa e i loro organi, che vengono venduti a stregoni per «fascino e pozioni magiche», secondo Amnesty International – un commercio macabro alimentato anche dalla convinzione che le ossa delle persone affette da albinismo contengano oro. In Malawi, l’Onu ha riferito nel 2016 che gli albini del erano a rischio di «estinzione».

La Tanzania, dal canto suo, ha uno dei più alti tassi di albinismo di tutto il mondo – una persona ogni 1.500 – ma questo non aumenta la loro integrazione con gli altri: c’è ancora molta mancanza di educazione e di tolleranza in troppi ambienti. Per questo, moltissimi albini si trasferiscono a Ukerewe, un’isola che si trova nel mezzo del lago Vittoria, nel nord del paese, e che conta attualmente 75 albini: alcuni sono stati salvati dalla comunità, altri sono stati abbandonati dai genitori. Lì trovano rifugio e una nuova famiglia.

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Albini, Tanzania

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