Ilva Taranto, il sequestro deve essere effettivo. Il punto

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Ilva Taranto: cosa sta accadendo in questo ore? Una città spaccata in due, che sta vivendo ore drammatiche che rischiano di compromettere il futuro della citta’ dei due mari

Ilva Taranto è oramai una questione nazionale. E allora Ilva o non Ilva? Questo è il problema. A pochissimi giorni dalla sentenza del Tribunale del riesame, il Gip di Taranto, nel week end ha dato il via ad un secondo provvedimento che stabilisce il ‘non uso’ facoltativo delle aree a caldo dell’acciaieria di Taranto sequestrate con il primo provvedimento. L’Ilva, secondo la Todisco, magistrato tarantino, inquina e uccide: lo dimostrano i dati in possesso dell’accusa che sottolinea l’aumento di tumori in modo esponenziale nel capoluogo ionico. L’Ilva di Taranto, il polo siderurgico più grande d’Europa, il sito industriale che produce quasi la metà dell’acciaio di produzione italiana, è a rischio chiusura, e questa volta davvero, anche se la direzione dell’azienda che fa capo alla famiglia Riva ha promesso ogni ricorso contro le nuove dicisioni del Gip.

 

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Ilva di Taranto: alla vigilia di Ferragosto, ritorna una temperatura ardente. Il secondo provvedimento del Gip, Patrizia Todisco, rivede anche l’incarico all’attuale presidente di Ilva, Bruno Ferrante, il quale non sarà tra i custodi amministrativi dell’area sequestrata. Ora cosa accadrà si chiedono tutti? E’ possibile che l’Ilva questa volta davvero chiuda, mandando a casa 12000 lavoratori? Difficile dirlo. Il ‘compromesso’ trovato nelle ultime ore era quello di provvedere alla bonifica dell’area, mentre la produzione non veniva bloccata, per scongiurare proprio il pericolo di chiusura e di blocco dei lavori. Ma così, almeno per ora, non sarà.

 

 

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Ilva è diventata anche una questione nazionale, oramai – cosa non accaduta in tutti questi anni, anche quando Taranto ha cercato di far sentire la sua voce a Roma, perchè è bene ricordare che questa partita Ilva-città di Taranto- Istituzioni locali- magistratura non è la prima in assoluto che si gioca nella città più inquinata d’Europa – il Governo Monti se ne è accorto e la questione ‘lavoro si’ o ‘lavoro no’ sta occupando tutte le prime pagine di giornali e Tg.

Ilva ora è diventata il simbolo di una politica industriale che non esiste nel nostro paese da almeno vent’anni, da quando lo Stato ha deciso di alleggerire la sua presenza in alcuni settori che, comunque, sono strategici per il nostro sistema produttivo, come il siderurgico, anche quest’ultimo riscoperto negli ultimi giorni dal grande pubblico.

Ilva vuol dire questione ambientale portata all’ennesima potenza perchè quel territorio martoriato da 50 anni di presenza industriale, da prima Rivoluzione industriale ottocentesca, ora deve fare i conti con una presenza di diossina che non ha eguali al mondo, con un inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e del mare che fa paura.

Ilva vuol dire anche condanna di una città, Taranto, che non può reinventarsi da un giorno all’altro se l’acciaieria chiude con un provvedimento della magistratura. L’Ilva a Taranto vuol dire questo. Non sarà semplice per le istituzioni nazionali smaltire veleni e fumi degli ultimi 50 anni. In ballo ci sono troppi interessi e spesso molti di questi, contraddittori tra di loro, pendenti sulla testa della stessa gente, i lavoratori e le famiglie tarantine. (michele guerriero)

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