Prodotti bio: aumentano i prezzi del comparto orticolo

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La borsa dei prodotti biologici e’ importante per le pubbliche amministrazioni e le aziende che, con l’introduzione obbligatoria dei prodotti bio nei menu delle mense pubbliche, ne devono stimare e prevedere i costi

Sono aumentati i prezzi del comparto bio-orticolo. In questi ultimi mesi infatti, si è registrata una tendenza al rialzo inattesa per il settore delle verdure biologiche che, nonostante l’abbondanza dell’offerta (tipica della stagione) ha visto comunque un innalzamento dei prezzi. Tra i prodotti bio maggiormente colpiti dal rialzo, troviamo il cavolo cappuccio, le lattughe Cappuccia e Gentile, i peperoni e il radicchio Chioggia. Un netto aumento lo subiscono anche le cipolle tonde rosse, i finocchi, l’indivia, le melanzane, i meloni retati, le patate a pasta gialla, i pomodorini cherry, i porri, le zucchine e gli spinaci. Il settore frutticolo invece, rimane stabile ed linea con la tendenza rilevata nei mesi scorsi.

La ‘borsa dei prodotti biologici’ (con le relative variazioni di prezzo) è importante soprattutto per le pubbliche amministrazioni e le aziende che, con l’introduzione obbligatoria dei prodotti bio nei menu delle mense pubbliche, ne devono stimare e prevedere i costi. Questo perché il mercato dei prodotti biologici, da destinare obbligatoriamente alle mense pubbliche (scuole ed ospedali), è diventato ormai ‘strategicamente’ importante per quelle aziende che, nelle gare di appalto, vogliano aggiudicarsi il servizio di ristorazione attraverso la continua ricerca di un rapporto ottimale ‘qualità/prezzo’. 

E’ infatti dal 1999 con la legge n. 488 che viene imposto l’uso quotidiano di cibi biologici, tipici e tradizionali, e di cibi a denominazione protetta per tutte le mense scolastiche e ospedaliere. E proprio in quella stessa legge si stabilisce che una gara di appalto tra aziende debba prevalere un principio del servizio offerto basato sulla genuinità e la qualità di quello che viene servito a tavola.

Basti pensare che la normativa prevede che frutta, verdure e ortaggi, legumi, cereali, pane e prodotti da forno, pasta, riso, farina, patate, polenta, pomodori, formaggio, latte Uht, yogurt, uova, olio extravergine debbano provenire per almeno il 40% da produzione biologica. Una tutela, questa, che tra le altre cose favorisce le produzioni biologiche locali all’interno di un contesto ‘pubblico’ di alimentazione e tutela la cultura del ‘mangiare sano e genuino’.

(ml)

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