Acqua, sondaggio Ecoseven.net: gli italiani preferiscono bere la minerale

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Ecoseven.net alla vigilia del referendum sull’acqua pubblica presenta un sondaggio commissionato alla Ce&Co. sull’acqua minerale e gli italiani. L’Italia ha il record mondiale di consumo dell’acqua minerale. Vogliamo l’acqua pubblica ma preferiamo bere l’acqua minerale. Leggi l’articolo di presentazione di Carlo Erminero

L’Italia è leader mondiale nei consumi di acque minerali in bottiglia: quasi 200 litri all’anno, pro capite. In Francia il consumo procapite è 141 litri, in Spagna 136, in Germania 124. Quali sono le ragioni di questo primato?
 
Agli Italiani, lo sappiamo, piace mangiare e bere bene. Dunque molti ci dicono in questo sondaggio che l’acqua minerale è preferita perché “ha un gusto migliore”, “è più gradevole al palato” e, particolarmente quella gassata, disseta e offre un piacere supplementare. 
 
La qualità delle acque minerali italiane spiega dunque perché il prodotto abbia da noi tanto successo. Ma non è questa la sola ragione. 
 
Se ascoltiamo bene i consumatori scopriamo che si fa tanto consumo di acqua minerale anche perché si ritiene che l’acqua di rubinetto non sia adatta per bere: Così 2/3 dei consumatori abituali di acqua minerale in bottiglia.  
 
Non è adatta soprattutto per motivi organolettici: “il gusto”, “il calcare che si sente e non aiuta a digerire”, “ha uno strano sapore”… E questi sono la maggior parte. Ma per molti (20%) non è adatta per motivi igienici: “non mi fido”, “ho paura di infezioni”, “temo che sia contaminata”, “è sporca, c’è terra, sabbia…”, “c’è di tutto”,  “ha un odore pessimo che induce sospetti…”. 
 
Il rifiuto dell’acqua pubblica e il forte consumo di acque minerali che ne consegue, ha effetti rilevanti sulle tasche degli italiani e ha un forte impatto ambientale, considerando l’incidenza dei trasporti e della logistica connessa alla distribuzione del prodotto e allo smaltimento degli imballaggi (6 miliardi di bottiglie di plastica, ogni anno).  
 
La spesa pro capite per l’acqua minerale si stima in 60 euro all’anno: nella media sono compresi tutti, vecchi e giovani e anche quelli che non consumano acqua minerale (40%). La spesa per bere l’acqua di rubinetto è prossima a zero (30 centesimi a testa, all’anno). Un così forte consumo di acqua minerale sembra poco ragionevole: costa, crea problemi per l’ambiente, è sostenuto da motivazioni in parte infondate. 
 
Esiste dunque un problema di educazione a un consumo più intelligente e sostenibile. A chi si prende la pena di rifornirsi di acqua minerale solo perché pensa che l’acqua di rubinetto sia inquinata e fonte di infezioni e malattie, faremmo bene a spiegargli che sbaglia. Beva pure dal rubinetto. Senza correre rischi per la salute, avrà risparmiato tempo e denaro. 
 
Ma cosa dovremmo dire a tutti gli altri che bevono acqua minerale perché la trovano più buona, più piacevole dell’acqua di rubinetto? Difficile spiegare loro che si sbagliano. La loro esperienza gli conferma ogni giorno, più volte al giorno, che hanno ragione. A tutti questi consumatori l’acqua minerale dà un beneficio “reale”. 
 
Le conclusioni?
 
  • Primo, conviene che le Società di distribuzione dell’acqua investano per migliorare la qualità del prodotto erogato e comunichino in modo efficace per tranquillizzare i consumatori sulla sicurezza dell’acqua di rubinetto. Si potrebbe puntare a una riduzione del 20% dei consumi di acqua minerale: 600 milioni di euro all’anno risparmiati dalle famiglie italiane. Nessun danno per il PIL se gli stessi fossero investiti sulla rete idrica. E ai consumatori si potrebbe far accettare un aumento delle tariffe, comunque inevitabile.
 
  • Secondo, le Società che imbottigliano e vendono acque minerali hanno fatto finora un lavoro eccellente. Sono riuscite ad arricchire di piacere e di significato un’esperienza altrimenti banale, e tuttavia necessaria al nostro benessere, come bere un bicchier d’acqua. Possiamo esserne tutti contenti. 
 
  • Terzo, resta il problema dei trasporti e dello smaltimento degli imballaggi. Le soluzioni sono però a portata di mano. Alcuni produttori stanno indicando la strada con nuove proposte di materiali biodegradabili per le bottiglie di plastica. Ma si potrebbe pensare a nuove forme distributive e di copertura di mercato. 
 
Leggi la ricerca completa "L’acqua che bevono gli italiani"
 
(Carlo Erminero, CE&Co.)
 
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